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Juve, cento volte Dybala: un sorriso in un'annata da incubo. E il futuro resta un rebus
I RINGRAZIAMENTI - Un tocco dolce e le minacce del Sassuolo annullate in un attimo, quello più difficile. Altro segnale: la palla decisiva è arrivata dal suo alter ego, Dejan Kulusevski, apparso ancora un po' a zonzo per il campo e di certo oscurato dal numero dieci. Che per la verità in un'ora di gioco aveva creato pure poco: i costanti raddoppi neroverdi gli avevano tolto ossigeno e capacità di pensiero e Paulo non sempre si è spostato a centrocampo per ricevere e smistare a sua volta, probabilmente impegnato a dare una traccia interna, riempiendo l'area appena possibile e chiaramente a suo modo. La rete l'ha risvegliato, come se si fosse tolto un peso sulle spalle e un altro sulle gambe. Meno ancorate agli obblighi tattici, certamente più libere d'inventare e di servire, di osare e di scatenare. Non è arrivato il raddoppio personale per un soffio, ma non per questo è subentrata una minima delusione. Anzi, a fine partita, sui social ha raccontato la grande gioia della grandissima Joya di questi anni: "Grazie a tutti i miei compagni di squadra che l'hanno reso possibile. E' stato ancora più bello raggiungere il traguardo insieme a Cristiano".
E IL FUTURO - Ecco, Cristiano. Ha ricambiato i complimenti, ha giocato più per la squadra - ma non sempre per Paulo - e ha dimostrato per una volta di poter unire ego e gioco, numeri e traguardi. Con Dybala c'è sempre stato un feeling positivo, ma non si è mai trasformato in un rapporto trascinante ed esplosivo. Un peccato. Un po' per tutti e principalmente per la Juventus, che ha due gemme preziose, troppo preziose nell'ottica di una rivoluzione al ribasso e di un ridimensionamento necessario. A proposito di futuro: sul fronte rinnovo, per il Dieci non si registrano passi in avanti. C'è solo il tempo che passa, le ultime partite che si susseguono, gli sforzi finali in un anno in cui c'è stata soltanto una grande certezza: Paulo non è riuscito, e non ha potuto, essere realmente Dybala.