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Juve, Cabrini: 'Con l’Atalanta sfida alla pari. Su Pirlo…'
Oggi, classifica ed euro-risultati alla mano, si potrebbe addirittura dire che il rapporto sia quasi paritario.
«L’Atalanta è una realtà ormai da un po’ di anni consolidata prima in campo nazionale, poi anche in campo internazionale. Ottiene eccellenti risultati e gioca un grande calcio».
E dunque c’è una favorita per domenica? E, in generale, nella caccia ai posti Champions. «Direi che se la giocano alla pari. L’Atalanta è in forma, segna moltisismo. Ma la Juventus nelle ultime partite ha ritrovato identità. Dunque sì, sarà una sfida alla pari».
Pirlo ha avuto più colpe o sfortune in questa stagione così complicata?
«Pirlo ha in mano una squadra che non ha reso come le altre annate, ma penso che non abbia particolari colpe o responsabilità. Credo che la società in primis si aspettasse di più da alcuni giocatori sui cui invece non ha potuto contare pienamente. La crescita dei giovani, il rendimento dei nuovi acquisti: nel complesso non hanno mantenuto le aspettative. Penso a loro quando dico che probabilmente la società si aspettava qualcosa in più. Anche se questo campionato così anomalo e strano non ha certo aiutato».
Lei confermerebbe, Pirlo?
«Ragioniamo: ora Pirlo è fuori dalla Champions e c’è Inter lontana, ma se dopo la Supercoppa vincesse anche la Coppa Italia chiudendo il campionato tra le prime quattro... Beh, a quel punto sarebbe sbagliato parlare di stagione da buttare. Le valutazioni bisogna farle al termine della stagione».
Anche il destino di Ronaldo è da valutare a fine stagione oppure un campione come lui deve essere blindato quanto prima?
«Per come la butta dentro Ronaldo, io ripartirei proprio da lui, dandogli la possibilità di rendere al meglio».
Ci vorrebbe un Cabrini, anche, lì in corsia...
«Sfruttando la fascia laterale, magari certe palle in mezzo per lui sarebbero state oro colato... Altra epoca, per carità, ma non mi sarebbe certo dispiaciuto giocare anche con un campione come lui».
in “Ti racconto i campioni della Juventus”, in edicola, lei racconta i campioni che hanno fatto grande la storia del club. Ha citato anche Buffon, sottolineando molto la particolarità della scelta di andare al Psg e poi tornare. Ora gli consiglierebbe di restare sino alla fine oppure se sente lo stimolo di provare ad essere ancora titolare è giusto che lo assecondi? «In realtà in questi casi non c’è consiglio che tenga, è solo e soltanto questione di sensazioni personali. Smettere, andare avanti, circare la titolarità a tutti i costi, accettare un ruolo più defilato... Un atleta sa e capisce, certe scelte devono essere fatte a livello personale».
Dai totem ai giovani, di cui accennava poc’anzi rimarcando un rendimento forse di sotto delle aspettative. Alcuni hanno fatto discutere pure per la famosa cena clandestina. McKennie e Arthur, oltre a Dybala. Nella sua Juve cosa sarebbe successo? «Ah, non c’è dubbio: multe automatiche senza starci neanche troppo a pensare. Poi è chiaro che il giudizio, parlo dal punto di vista della professionalità e delle relazioni sportive, dipende anche dalle circostanze: chi dice festa, chi dice cena... Comunque se ci sono delle regole, bisogna rispettarle».
Nel suo libro, appunto, ha passato in rassegna i miti bianconeri. Se le chiedessimo tre nomi di grandi ex da suggerire ai nuovi juventini per “studiare” e capire cos’è la Juventus, che nomi farebbe?
«Per dedizione metterei Scirea assolutamente, Furino e Del Piero. Sapevano cosa vuol dire giocare a calcio».