Juve, Briaschi: 'Heysel? Chi non c'era ci porti rispetto'
Massimo Briaschi, campione d'Europa con la maglia della Juventus nel 1985, ha parlato a La Repubblica della tragica notte dello stadio Heysel: "Se non l’avessimo giocata ne sarebbero morti mille, non trentanove. La mattina andammo alla Grand Place per fare due passi, ma non scendemmo neppure dall’autobus. C’erano già centinaia di inglesi ubriachi, casse di birra sui tavoli, vetri a terra. Bruxelles ci fece paura e tornammo in albergo. Il mio legamento crociato era rotto ma non avrei mai rinunciato alla finale. Feci una prima infiltrazione, poi la seconda. Mi rivedo nell’angolo dello spogliatoio e intanto arrivano le prime notizie confuse, c’è un morto, forse due, si sono menati, hanno attaccato con i cavalli. E io penso che se la partita non comincia, cesserà l’effetto delle iniezioni. Si cominciò lentamente a intuire la portata del dramma, dico intuire perché il numero dei morti ci venne comunicato in pullman, dopo la finale, neanche allo stadio". Aggiungendo poi: "Vincemmo, ma solo perché l’avevamo dovuta giocare. Il presidente federale Sordillo ci chiese di fare il giro del campo col trofeo, e di farlo durare il più a lungo possibile perché i nostri tifosi restassero sulle gradinate mentre gli hooligans stavano uscendo. Quanto si è speculato su quel giro di campo, e su troppe altre cose. Io dico solo che quella notte ci toccò viverla. E chi non c’era porti rispetto".