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Juve-Brescia, scudetto donne: Marotta l'arrogante cambia orario, sede e giorno
Marotta non voleva che la partita decisiva per il titolo si disputasse alle 15 di sabato 19 maggio, come stabilito dal dipartimento femminile della Lega dilettanti, perché contemporanea all’ultima gara interna del campionato della Juve maschile.
Evento cui seguiranno festeggiamenti per il settimo scudetto consecutivo, in campo e fuori dal campo, da parte di migliaia di tifosi bianconeri.
L’osservazione, ben lungi dall’essere peregrina, è stata esplicitata da Marotta in maniera violenta e offensiva nei confronti dei dirigenti di Lega e quasi come un diktat nei confronti del Brescia che, rispetto alla Juve (esordiente in serie A, avendo comprato il titolo dal Cuneo l’anno scorso), ha più storia, più scudetti e più confidenza con le disposizioni di Lega e Federcalcio.
Giuseppe Cesari, un galantuomo assennato che meriterebbe di rivincere il titolo se non altro perché la Juve marottiana in estate gli ha scippato ben cinque giocatrici tra le più forti, è stato serio e collaborativo: “Per noi non c’è problema. Vogliamo andare incontro alla Juve, anche se poi ci sarebbe da aprire un discorso sull’influenza che un club come il loro può avere, rispetto a noi, a proposito di decisioni del genere”.
Già. Immaginiamo che nell’apprendere - seppure con colpevole ritardo come accaduto al dg juventino - del giorno e dell’ora dello spareggio, fosse stato Cesari e non Marotta. E che il presidente del Brescia avesse rilasciato dichiarazioni come questa: “Sono allibito e sconcertato. Si vuole promuovere il movimento femminile, ma poi ci si scontra con l’ottusità dei dirigenti (…) E’ un comportamento da dilettanti, perciò le donne devono passare sotto la Figc”.
Detto, per inciso, che il femminile arriverà in Federcalcio (è stato già deciso) e che sarà ripristinata la Divisione Calcio Femminile (ne sono stato l’ultimo presidente prima che Carlo Tavecchio la smantellasse per interessi di bottega federale), ripeto la provocazione.
Facciamo finta che a dire queste parole e a fare la richiesta di spostamento (inizialmente solo dell’orario della partita) fosse stato Cesari e non Marotta.
Che cosa sarebbe successo?
Come si sarebbero comportati il presidente della Lnd, Cosimo Sibilia e uno dei suo vice, il delegato al Femminile, Sandro Morgana?
Avrebbero accettato il “suggerimento” o l’avrebbero respinto?
E, quanto alle parole, si sarebbero limitati a dire che sono “gravi e inaccettabili” o avrebbero proceduto, senza por tempo in mezzo, al deferimento?
Il dubbio non solo è legittimo, ma fondato sulla mia esperienza personale di allenatore in serie A e - lo ripeto - di presidente di Divisione.
Ora gli amanti del calcio sanno che, alla fine, lo spareggio si disputerà domenica 20 maggio, alle 20.45, a Novara (e non più a La Spezia, la vera scelta infelice di tutta la faccenda) con entrambe le società che dovranno farsi carico dell’affitto dello stadio (un’altra anomalia di cui la Lnd dovrebbe vergognarsi).
Il “Piola” sarà gremito, ma, come tutti sanno, se hanno visto almeno una gara della Juve quest’anno, i tifosi bianconeri saranno certamente di più.
Ed è questa la vera ragione per la quale Marotta si è mosso con tanto fragore: voleva che i sostenitori della Juve non avessero altre partite a cui pensare e lui si è incaricato di garantirne la presenza perché supportino la squadra di Rita Guarino, il coach delle ragazze bianconere.
Adesso, però, resta il campo. Negli scontri diretti, il Brescia ha perso in casa (0-4) all’andata e vinto (2-1) al ritorno a Vinovo. Inoltre ha eliminato la Juve nei quarti di Coppa Italia, in gara unica, (1-0) sempre in trasferta.
E’ la terza volta, nella storia del calcio femminile italiano, che lo scudetto viene assegnato attraverso lo spareggio. Il Modena, favorito, vinse sul Cascine Vica (1997-98). Il Foroni, favorito, perse ai rigori contro la Lazio (2001-2002). Rita Guarino era in campo entrambe le volte. La prima con le battute, la seconda con le vincenti.
Da che parte sarà?