Juventus-Lazio è una partita che a suo modo può segnare una piccola pagina di storia recente per i bianconeri. Perché in caso di vittoria, il gruppo di Max Allegri si troverebbe per qualche ora da solo in vetta alla classifica. Si tratterebbe di tre ore circa, non di più, perché qualunque sia il risultato del derby di Milano in programma alle 18 poi la Juve verrebbe comunque sorpassata dalla regina del Duomo o agganciata sia da Inter che da Milan. Poca roba insomma. Forse sì. Ma comunque sarebbero tre ore d'aria fresca che alla Continassa non si respira da anni, da tre anni un mese e quindici giorni per l'esattezza. Già, perché l'ultima volta che la Juve si è ritrovata da sola in vetta alla classifica era l'ormai lontanissimi 1° agosto 2020, ultima giornata di campionato tra i bianconeri già campioni d'Italia e la Roma poi vincitrice 3-1 in rimonta. Erano gli ultimi atti della Juve di Maurizio Sarri, comunque l'ultima in grado di vincere lo scudetto prima del patatrac europeo della settimana successiva con l'eliminazione agli ottavi per opera del Lione di Rudi Garcia. E il giorno dopo, ufficializzato l'esonero di Sarri con una tormentata mattinata alla Continassa: la chiamata di Andrea Agnelli a Max Allegri per anticipare il ritorno dopo una sola stagione, la presa di posizione di Fabio Paratici che ormai era incompatibile con il tecnico livornese, l'azzardo di puntare tutto su Andrea Pirlo un po' troppo in fretta. Il resto è storia.
PARTITA CHIAVE – Allora Juve-Lazio va oltre il copione dello scontro diretto importante per la zona Champions, ha valenze particolari sotto diversi punti di vista. Tutti aspettano la reazione d'orgoglio dei bianconeri al termine di una settimana condizionata dal caso Pogba e dal caso Bonucci. Il confronto tra Allegri e Sarri, poi, non è mai banale, anzi: risuonano spesso le dichiarazioni di Max nella conferenza d'addio della sua prima gestione, quella delle categorie e di chi vince sempre e chi non vince mai, quella del “e qui mi fermo altrimenti viene giù tutto” con riferimento chiaro al suo successore Sarri. Che non è riuscito a compiere la rivoluzione sperata, arrivando a un addio carico di veleni e sintetizzato dalla non-festa per lo scudetto, ma anche dalla frase che rimbombava alla Continassa per quanto poi smentita dal Comandante, “questa squadra non è allenabile”. A unire Allegri e Sarri, la Juve di Allegri e la Juve di Sarri, diverse o diversissime, ora può arrivare un nuovo filo conduttore: i bianconeri vogliono i tre punti per riprendersi ciò che un tempo era suo d'abitudine, il primo posto in solitaria. Anche se per sole tre ore.