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    Juve, 'Attila' della passione. Che cosa resta del tuo scudetto?

    Juve, 'Attila' della passione. Che cosa resta del tuo scudetto?

    • Antonio Martines
      Antonio Martines
    Fa un certo effetto ripensare ai festeggiamenti dell'ottavo scudetto consecutivo a Piazza San Carlo da parte dei tifosi juventini, un effetto a dir poco straniante. Mai si era visto infatti nella storia del calcio italiano uno scudetto più triste, anonimo, e banale di questo. Non ce ne vogliano gli juventini, ma ormai quest'ennesimo titolo di fila suscita meno emozioni di certi timbri rilasciati su documenti importanti e questo vale sia per i tifosi avversari che soprattutto per gli stessi tifosi bianconeri, che infatti lo hanno dimostrato disertando quella che avrebbe dovuto essere la tradizionale festa nel salotto buono di Torino.

    Il trentacinquesimo titolo ufficiale (37 per gli oltranzisti) ha sancito l'ennesimo record all'interno dei patri confini, un record che con ogni probabilità non sarà mai battuto da nessun altro club, ma allo stesso tempo ha sancito il crollo del valore sportivo di quel mitico tricolore, che da parte degli stessi juventini non è più visto e sentito come un tempo. La verità è che non c'è più gusto a vincere scudetti in un campionato come il nostro, dove le avversarie soprattutto nel corso dell'ultima stagione hanno quasi fatto a gara ad uscire subito dalla corsa per il primo posto. Troppo netto il divario tecnico tra la Juve e le altre, troppo netto anche il divario di mentalità, con l'aggravante che adesso questo scarto si sta rivoltando anche contro la stessa Juve, perché giocare e vincere in carrozza in un campionato poco competitivo come il nostro, ha fatto sì che i bianconeri, nel corso di queste ultime stagioni, non siano poi mai riusciti a trovare quella giusta forma per potersi confrontare con i suoi pari livello in Europa. Basta vedere il modo in cui sono stati infilzati dal gioco dell'Ajax e basta sentire anche certe dichiarazioni dei Lancieri, che hanno detto chiaro e tondo che battere la Juve è stato molto più semplice che battere il Real.

    C'è poi anche un altro discorso legato alle motivazioni generali di tutto il calcio italiano, perché da una parte è ormai fin troppo evidente che questa Juve costituisca una sorta di gigantesco alibi per tutti gli altri, i quali la utilizzano come una vera e propria scusa pronta ogni volta che le cose vanno per il peggio; dimenticando che appena un anno fa, proprio di questi tempi, la corsa per lo scudetto era nel pieno della sua bagarre, con il Napoli andato ad un soffio dalla sua clamorosa conquista. Poi c'è appunto un discorso di apprezzamento da parte degli stessi tifosi della Juve, che ormai (diciamolo francamente) sono quasi nauseati dal vincere puntualmente ogni anno. Per rendersene conto appieno è consigliabile la visione dei festeggiamenti del primo scudetto di Lippi, quello del 1995 che veniva dopo un digiuno di ben nove stagioni e paragonarli con quelli visti l'altra sera a Torino. Quello del 1995 era lo scudetto numero 23, probabilmente lo scudetto più festeggiato di sempre nella storia del popolo bianconero, perché sanciva la fine della grande carestia tra la seconda metà degli anni '80 e la prima degli anni '90, un periodo in cui i bianconeri riuscirono persino a conquistare due Coppe UEFA, ma mai ad arrivare sul trono d'Italia, a dimostrazione di come in quel particolare momento storico, la qualità media del nostro calcio fosse nettamente superiore a quella di oggi, e di conseguenza in quegli anni lo scudetto Italiano valeva decisamente di più rispetto ad una Coppa UEFA o una Coppa delle Coppe. L'esatto contrario di quello che accade invece ai giorni nostri, dove i nostri club non riescono più a vincere una finale di coppa UEFA dal 1999, e di conseguenza il valore specifico del nostro campionato è crollato a dei livelli di competitività che mai si erano visti prima, livelli di competitività talmente bassi da essere paragonati a quelli del Campionato Scozzese. E non ci si consoli col fatto che domini simili si vedono anche in Bundesliga e in Ligue 1, perché in questo caso il mal comune mezzo gaudio non può e non deve valere. Il nostro calcio non può essere paragonato a quelli di Germania e Francia per numero e qualità di club storicamente competitivi.

    Siamo arrivati quindi ad una sorta di collasso del nostro campionato, dove ormai non si diverte veramente più nessuno: ne chi perde, ne chi vince e questo è un paradosso pericolosissimo che non va assolutamente ignorato, perché potrebbe significare la fine di un certo calcio classico, basato sulle rivalità regionali e quant'altro e segnare l'inizio di quella fantomatica Superlega internazionale di cui si vocifera ormai da anni. Per alcuni (pochi) potrebbe essere un sogno, ma per altri (la stragrande maggioranza) potrebbe essere un vero e proprio incubo, perché andrebbe a distruggere per sempre un intero sistema sportivo che non può essere cancellato solo dagli interessi economici. Questo gli inglesi lo sanno molto bene e non è un caso che proprio loro siano tra i più fieri oppositori di questo progetto, non è un caso soprattutto che nel loro campionato mai nessun club abbia vinto per più di tre anni di fila il campionato nazionale, a dimostrazione del fatto che il livello di competitività di una lega deve essere sempre mantenuto alto soprattutto tramite una redistribuzione realmente democratica dei diritti televisivi, altrimenti si scade verso il basso. Un discorso che a quanto pare in Italia si fa fatica a capire, ma forse quest'ennesimo scudetto cosi banale e povero di significati anche per la stessa Juve potrebbe quantomeno servire a questo se non altro.


    @Dragomironero

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