Juve-Atalanta sarà sempre l’occasione giusta per insegnare ai ragazzi cosa era il calcio di Scirea
Scirea, prima di smettere gli scarpini, era stato il simbolo e la sintesi perfetta di quella professione che per lui era rimasta un gioco. Oltre ai successi, che furono tantissimi e di valore immenso, c’era lo spessore umano e civile di un personaggio il quale faceva senza alcun sforzo da modello per tutti coloro i quali intendevano lo sport come volano necessario alla semina dei buoni sentimenti quali difesa della lealtà, del rispetto, dell’onore e anche dell’eterna fanciullezza. Vincere senza prevaricare e o offendere. Lottare, anche duramente, senza far male. Riservare sempre all’avversario l’onore delle armi. In questo modo, come fece Scirea, è possibile aprire e chiudere un’intera carriera, senza subire una sola ammonizione dall’arbitro.
Per Gaetano l’Atalanta aveva rappresentato la sua prima palestra professionale. Due stagioni a Bergamo gli bastarono per lasciare il segno nello spogliatoio della Dea e in città. Poi il grande salto nella Juventus dove arrivò per non lasciarla mai più precedendo altri compagni come Bodini, Cabrini, Marocchino, Tavola, Magrin, Tacchinardi, Inzaghi e Vieri in quella sorta di sinergia che regolava i rapporti tra i due presidenti Boniperti e Bortolotti. Adesso è sicuramente tutto cambiato e l’Atalanta lotta testa a testa con i bianconeri. Ma domani, così come per due volte all’anno, i giocatori e i tifosi di entrambe le squadre dovranno tenere conto che non si tratta di una partita qualunque comportandosi di conseguenza. Come avrebbe fatto Gaetano Scirea.