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Juve, astio ingiustificato contro Allegri: eccessiva importanza al tecnico, sono i giocatori a fare la squadra
Veniamo al tema che ci appassiona e che travolge, anche con impulsi verbali azzardati, chi fa del calcio lo strumento di rilievo del percorso quotidiano. Si, perchè da noi, ogni giorno, si arricchisce di contenuti, di polemiche, di esasperati concetti verbali. E proprio da questo assunto che vorrei partire, non tanto per valutare gratuiti insulti, premature sentenze su questo o quel giocatore o ancor più marcatamente, sulla valenza di un allenatore.
Il j'accuse, che ormai tiene banco da troppo tempo, concerne sulle qualità tecniche, del tranier della Juventus, ovvero di Massimiliano Allegri. Amo ricordare che Max ha vinto in totale 6 scudetti e si pone tra i migliori allenatori del panorama calcistico. Sia chiaro, non sono un allegriano viscerale, ma desidero esprimere alcuni concetti fondamentali che dovrebbero mitigare l'astio, di alcuni, contro Allegri.
Nell'ultima stagione, la Juve si è piazzata al terzo posto a fianco dell'Inter (mettendo da parte la discutibile penalizzazione di 10 punti) con una serie di avversità che tutti conosciamo. Prima di tutto giudiziarie, poi la fragilità di Pogba e il gioco a corrente alternata di Di Maria. Inoltre aggiungo, come sappiamo, che nessuno è perfetto e che Allegri ha il vezzo di sbagliare formazione iniziale (lo ha ammesso pure lui) e poi corre ai ripari nella ripresa. Oggi, di fronte alla sosta per gli impegni della Nazionale, è ancora al terzo posto. Questa volta affiancato dalla sorprendente Fiorentina. Ebbene gli insulti a rotta di collo, gli improperi più variegati, i concetti più bizzarri, hanno prevalso in una tifoseria quasi sempre incontentabile, anche se profondamente innamorata dei colori bianconeri di Torino. Del resto, diciamola tutta, non è l'allenatore che decide al 100% le sorti di una squadra, ma sono i giocatori, più o meno scarsi, che possono contribuire, involontariamente, all'esonero di un tecnico.
A suffragio di quanto ho appena affermato, voglio ricordare che Trapattoni vinse con squadre titolate come Benfica, Juventus, Bayern di Monaco, mentre alla Fiorentina e a Cagliari non riuscì ad incidere. Ed ancora, Mister Lippi, decise di andare all'Inter, ma per vincere (come ricorderete) dovette tornare alla Juventus. E per ultimo, Ancelotti che scese a Napoli tra le grazie di De Laurentiis che lo accolse come un Messia. Evidentemente il buon Carletto, non avendo la bacchetta magica, ebbe la colpa (si fa per dire) di non adattarsi, in tempi brevi, all'habitat partenopeo. Lo stesso successe all'Everton, mentre il Real Madrid gli mise a disposizione una compagine vincente.
Infine non dimentico Mourinho che, "idolatrato" come miglior condottiero, ha subito considerevoli umiliazioni per una presunzione che fa parte del suo Dna. Insomma esemplificazioni che testimoniano l'eccessiva importanza che gli sportivi italiani danno agli allenatori. Allenatori che quasi mai possono concludere in assoluta serenità il loro ciclo di lavoro. E' di queste ore la possibilità di un defenestramento da parte del Napoli a carico di Garcia. Riflessioni difficilmente smentibili che dovrebbero insegnarci maggior moderazione e bandire, senza se e senza ma, ogni forma di impulsività manichea. Ultimo pensiero alla Nazionale impegnata prima con Malta, e successivamente in Inghilterra. Il "rinascimento" degli azzurri non sarà facile ma Spalletti ci offre maggiori garanzie "dell'arabo" Mancini.