AFP/Getty Images
Juve, Allegri: tra meriti e colpe
BORDERLINE - Un avvio decisamente altalenante quello del tecnico toscano, che ancora rincorre le sue idee di gioco e quel 4-3-1-2 che la Juventus ha dimostrato, più di una volta, di non digerire. Ben 66 milioni in panchina con Alex Sandro e Paulo Dybala spesso costretti a guardare Hernanes non incantare sul rettangolo di gioco. Sempre per esigenze tattiche e per adattare quel 4-3-1-2 che non decolla. Poi la migrazione vero il vecchio e caro 3-5-2 di scuola Conte, che ha ridato le antiche certezze alla difesa e la compattezza che l’intera squadra cercava. Oltre all’esplosione di Dybala, che da seconda punta e con un riferimento davanti, riesce ad esprimere il meglio di sé. E qui si apre un’altra parentesi: è stato bravo Allegri a farlo maturare con calma o ha sbagliato a dargli fiducia troppo tardi? Anche in questo caso l’argomento è borderline.
La sensazione è che Allegri non abbia ancora dato la propria impronta alla squadra, almeno in Italia. Il gruppo segue ancora i vecchi dettami e dopo la sconfitta di Sassuolo è servita la scossa dei “senatori” per cambiare le cose, con Evra e Buffon su tutti. A suffragio di Allegri va sicuramente detto che la squadra ha dovuto riadattarsi e sopperire alle partenze di Tevez, Vidal e Pirlo. Un periodo di adattamento era fisiologico, ma il tecnico toscano è apparso spesso poco audace, soprattutto nella gestione dei suoi migliori talenti (Alex Sandro e Dybala), che nel tempo si sono rivelati in grado di cambiare gli equilibri dell’intera squadra. L’interrogativo è d’obbligo: Allegri ha più colpe o più meriti?