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Juve, Allegri non molla: il suo futuro deciso da Elkann, con due variabili e il 'sentimento popolare'
Forte di un contratto per altre due stagioni, fino al 30 giugno del 2024, e con un ingaggio da sette milioni di euro netti a stagione, Allegri è di fatto quasi impossibile da esonerare per una società in difficoltà finanziaria come è la Juventus.
Dalla sua, l'allenatore livornese ha anche il ruolo di uomo-società del quale è stato investito direttamente da John Elkann, nel pieno della bufera che ha investito la Juve. Dopo gli addii di Agnelli, Nedved e Arrivabene, e con Cherubini inibito, Allegri è rimasto l'unico uomo di calcio alla Continassa, in mezzo ai vari Ferrero, Scanavino e Calvo.
E poi ci sono i risultati: mentre tutto intorno il mondo Juve crollava, Allegri ha portato la squadra al secondo posto in campionato e in semifinale di Europa League, tenendo uniti spogliatoio e ambiente, e gettando le basi per il mercato in vista della prossima stagione.
Fatte queste premesse, perché allora Allegri dice che deciderà la società, e non il contratto in essere fino al 2024? Lo dice perché, da uomo navigato, sa che nel calcio ci sono delle variabili imponderabili. La proprietà della Juve crede in Allegri e nel suo lavoro, e al 90% sarà ancora lui l'allenatore dei bianconeri nel 2023-24, ma l'avvento di un nuovo ds con pieni poteri (Cristiano Giuntoli) e il fattore 'giustizia sportiva', con la possibilità di una Juve fuori dall'Europa, rappresentano due variabili che potrebbero dare forza a quel 10% che avrebbe come risultato un 'Allegri-out'.
Una soluzione che accontenterebbe anche la maggioranza dei tifosi bianconeri, che tante volte in questa stagione hanno osservato una Juve spesso vincente ma quasi mai convincente. Elkann, nel decidere, ascolterà anche il sentimento popolare?