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Juve, Allegri messo all'angolo: quelle parole sull'esonero e la posizione di Elkann
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NERVOSISMO - "Quale sarebbe risultato per ritenermi soddisfatto? Non lo devo dire a te... Se a fine stagione la società dovesse ritenere non soddisfacente il lavoro dell'allenatore, prenderà la sua decisione, ma mi sembra una cosa normale e fa parte della vita, del gioco". Una risposta diretta e senza fronzoli, come per tutti gli allenatori il futuro di Allegri passa dai risultati. Una frase però che lascia trasparire nervosismo e fastidio, specie se inserita nel contesto di una conferenza stampa in cui non sono mancate altre repliche pungenti alle domande dei giornalisti presenti. Specie quando è stato toccato l'argomento relativo al post partita di Inter-Juve. Toni accesi e frasi molto forti quelle del tecnico toscano ("Siete delle m...e, ma tanto arrivate sesti" per citarne una), oggetto di polemica per giorni e non gradite neanche all'interno della società juventina, con la chiamata tra Calvo e Marotta per provare a distendere i toni almeno con la dirigenza nerazzura. L'episodio ha alimentato poi il dibattito sul futuro di Allegri, tornato prepotentemente in auge anche dopo l'aprile horror della Juve, con quattro sconfitte tra Serie A e Coppa Italia e i limiti nel gioco mostrati dalla squadra bianconera.
IL PATTO E IL NODO INGAGGIO - In questo clima di dubbi e nervosismo, anche dei tifosi bianconeri, ci sono alcuni punti fermi che non possono essere dimenticati. Su tutti il contratto che lega Allegri alla Juve fino al 2025 a cifre importanti (7-7,5 milioni di euro più bonus a stagione), primo deterrente all'ipotesi di una potenziale separazione con il tecnico toscano: la società, qualora non soddisfatta come evidenziato anche da Max, in caso di esonero dovrebbe corrispondere a Max l'intera cifra prevista da contratto salvo accordi a ribasso, uno scenario complicato. Non va poi dimenticato che, al momento in cui era stato designato ministro unico dello sport di questo governo tecnico da John Elkann, Allegri e la Juve hanno stretto un patto di proseguire insieme in caso di qualificazione alla prossima Champions League. Un tassello che ad oggi ancora manca, considerando che anche in caso di conquista sul campo (via campionato o via Europa League), il ticket potrebbe essere strappato di mano ai bianconeri per le vicende giudiziarie. Due dettagli, ingaggio e 'patto Champions', che rafforzano la posizione di Max, che al momento resta il perno di oggi e di domani di una Juve alle prese anche con riflessioni ad ampio raggio sulla direzione dell'area tecnica, ma l'incognita sulla partecipazione alla massima competizione europea, il rendimento ben al di sotto delle aspettative e il nervosismo post-San Siro lasciano intendere che la porta non sia del tutto chiusa e che l'idea di un cambio anche di allenatore in estate non vada esclusa a priori. Ma chi per sostituire, eventualmente, Allegri? Antonio Conte cerca una panchina in Serie A e quella bianconera sarebbe più che gradita, ma il suo ingaggio è un ostacolo importante. Decisamente più sostenibile lo stipendio di Igor Tudor, altro nome accostato alla Vecchia Signora nelle ultime ore, che ha fatto molto bene al Marsiglia con il quale ragiona anche sulla possibilità di estendere il contratto in scadenza fino al 2024, al netto di una chiamata da Torino che cambierebbe tutte le carte in tavola. Discorsi e ragionamenti subordinati a quello che dirà maggio sul campo e fuori da esso: il futuro della Juve e quello di Allegri passano dai prossimi 30 giorni.