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    Juve, a Udine c'è un patto da rispettare

    Juve, a Udine c'è un patto da rispettare

    • Nicola Balice

    Vincere a Udine. Fondamentale per tanti, tantissimi motivi. Il primo è quello legato alla classifica, perché per quanto impressionante la rimontona della Juve non può ritenersi compiuta fino a quando il gruppo di Max Allegri non sarà nuovamente in testa. Anzi, nemmeno in quel momento perché poi il primo posto andrà conservato e consolidato fino a ricucire il tricolore sul petto per la quinta volta consecutiva. Ma, al di là di proclami che appena due mesi fa risultavano fuori luogo oltre che poco probabili, c'è un patto d'onore che va rispettato e portato a termine. Quello che rimarrà uno dei post-gara da ricordare a lungo nella storia contemporanea della Juve, ha visto infatti capitan Gigi Buffon disegnare una tabella di marcia che non ammetteva più repliche né passi falsi: persa la partita di Reggio Emilia con il Sassuolo, il capitano ha preteso da sé e tutta la squadra dieci vittorie consecutive. Non una di meno, in un momento in cui ipotizzare un rallentamento così netto di tutte le pretendenti allo scudetto era molto più complicato di oggi. E allora, affinché possa cominciare davvero il nuovo campionato della Juve, contro l'Udinese i bianconeri sono chiamati ad un'altra vittoria. Per certi versi la più importante.

     

    UN'ESTATE FA... Poi si penserà alla Lazio e alla Coppa Italia, solo dopo alla partita con la Roma che reca in dote molti più significati di quanto non dica e non dirà la classifica. Ed ora che in Italia tutti o quasi identificano la Juve come la nuova-vecchia squadra da battere, ora che la Juve ha ritrovato certezze e mentalità da Juve al di là di come vada a finire il mercato invernate, ora che la Juve è di nuovo Juve, si può andare anche a ritroso. Perchè dall'Udinese all'Udinese sembra passata un'eternità. La squadra che scivolava allo Stadium in pieno agosto era lontanissima parente di quella della stagione precedente e di quella delle nove vittorie consecutive. Negli interpreti, con Llorente, Coman e Isla in campo con la valigia in mano ed un Padoin in cabina di regia a catalizzare le preoccupazioni per una rosa ancora in divenire. Nella mentalità, con una Juve fragile, frenetica e nervosa che andava ad inaugurare un bimestre di paure e brutte figure fino alla notte fonda di Reggio Emilia. Poi qualcosa è cambiato. Cosa? Nello sport americano si definiscono certi fattori “intangibles”: quegli stessi elementi che fanno la differenza, per un equilibrio che ora va consolidato, confermato nella parte di stagione dove tutto conta molto di più e al termine del quale si tireranno somme che non possono più mentire. Il bello, il difficile, per la Juve inizia ora: la decima vittoria consecutiva rimane punto di partenza, o meglio di continuità, imprescindibile. Rispetto alla prima di campionato, farlo da vera Juve sarà già tutta un'altra cosa.


    @NicolaBalice


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