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Juve, Barzagli: 'Buon rapporto con Bonucci, ma decide la società. Pogba? Dopo Ronaldo tutto è possibile'
SU RONALDO - "Devo dire che è un grandissimo valore aggiunto. Il solo nome, di certo, non ti fa vincere la Champions, ma per come lo vedo io, per la mentalità che si è creata credo che abbia dato a tutto il popolo juventino, al club, ai giocatori uno stimolo per fare bene. La sua mentalità è incredibile: più va avanti più fa sacrifici. Sono curioso. È stata un'operazione fantastica che si aspettavano in pochi. La Juventus ha dimostrato ancora una volta che è veramente avanti: un'operazione del genere vuol dire avere le idee chiare, progettare prima. Come l'ho saputo? A forza di leggere notizie e sentire persone che mi chiedevano se prendevamo Ronaldo, dopo un po' ho pensato che se c'era la voce... Non ho chiesto perché non fa parte del mio carattere: ciascuno ha un ruolo, io non telefono. Ma quando siamo tornati ad allenarci abbiamo capito che era vicina la cosa ed è stata presa molto bene".
SU POGBA - "Secondo me gli anni alla Juve hanno contribuito a formargli carisma e leadership. Poi la Francia è molto giovane e uno come Pogba ha capito di dover dare anche qualcosa in più. Ho visto quel discorso e non mi stupisce. Se torna? Ma qui ogni giorno c'è una bomba di mercato diversa... Non ne ho idea. Penso che adesso la cosa affascinante e bella è che, dopo un colpo come Ronaldo, sia possibile accostare molti nomi alla Juve... Ed è un qualcosa in più legato a questa operazione: significa che ora siamo un club di primo livello. Ma non so nulla di ricordi e cose, non mi riguarda...".
SUL DOPO BUFFON - "Devo dire che aumentano le responsabilità, ma è giusto e doveroso. Ci sta, doveva succedere. Gigi è stato una figura enorme per la Juve, era l’uomo cardine del gruppo. Ora, oltre a me e Giorgio, anche altri".
SULLA STAGIONE - "Il mio 20esimo ritiro? Ah, questo me lo dite voi, non ci avevo fatto caso... Ma gli stimoli non mancano, anche se la cosa più difficile, e importante, è automotivarsi ogni anno che passa. Soprattutto quando vinci. Vale per me, vale per tutta la Juventus e per il gruppo storico, ma anche per chi è subentrato. Vincere non è facile, rivincere ancora peggio. Se fai le stesse cose dell'anno prima, arriva qualcuno che fa qualcosa in più di te. Questo club, però, aiuta ad avere la giusta mentalità. E io mi ritrovo a passare più tempo al campo di quanto facevo da giovane. È anche una questione fisica: mi devo preparare di più. Non sono reattivo come 10 anni fa, però mi sento dire che ho un fisico migliore di quando ero più giovane. Quest'anno ho fatto vacanze lunghe, ma non ho mai corso così tanto".
SUL RITIRO - "Mai pensato, è la verità. Al di là del contratto, ho sempre detto che il mio primo pensiero è valutare una stagione intera. Mi sento bene, dunque... La Champions? La aspettano in tanti, ma la aspettano in tanti. Ora l’ha vinta tre volte di fila il Real, e non è un caso se qualcuno la vince così tanto: lavoro, mentalità".
SULLA LOTTA SCUDETTO - "Con le parole e con la storia recente, degli ultimi scudetti, partiamo favoriti. Così come per gli acquisti. Ma nei fatti è diverso: si ricomincia tutti a zero. Ci sarà da sacrificarci, da battagliare. Il Napoli ci ha insegnato che, se non fai bene le cose, rischi. Ancelotti al Napoli, Roma che si consolida, Inter e Milan che investono. Chi può crearvi più problemi? È una situazione che può farci bene. Le società stanno cercando di avvicinarsi il più possibile a noi. La lezione imparata alla Juve, da trasmettere ai figli? Vari passaggi, ma a me fa piacere ricordare il primo anno in cui si è costruito il tutto. Se ripenso a quando non avevamo ancora lo stadio, è cambiato il mondo. Questo è stato fatto con mentalità e progettazione. E sacrifici. Ecco, è questa la sostanza: sacrifici".
SULLA NUOVA ITALIA - "Nuova generazione per la Nazionale? Me lo auguro: ci sono giovani interessanti, di personalità e che possono stare in questo contesto. Non è un dettaglio: negli ultimi anni s’è detto spesso che il campionato non lancia i giovani, ma io mi sento di dire che in fin dei conti, se non si impongono loro, vuol dire che non sono buoni. Se non sono venuti fuori nuovi Totti, Baggio, Del Piero è perché non ci stavano in quel contesto. Se preferiscono stranieri o più vecchi è perché non c’erano garanzie. Ora Rugani, Caldara, Bernardeschi, Chiesa stanno dimostrando che, con questi ragazzi, per i prossimi anni siamo a posto. Io? No, basta... C'è il documento, basta".