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  • Julio Cesar:| 'Deluso dall'Inter, mi ha trattato male'

    Julio Cesar:| 'Deluso dall'Inter, mi ha trattato male'

    Si dimostra più vero della fila di trofei finti che allinea alle spalle. Intervenuto a Undici, Julio Cesar non nasconde la delusione per la fine della sua avventura all'Inter. «È vero, mi aspettavo di essere trattato diversamente. Poi mi sono chiarito con Moratti e per me la cosa è finita lì». Complice anche l'esperienza vissuta con Toldo, quando Julio si è trovato nei panni di Handanovic. «Francesco è un grande. Il primo anno con lui è stato strano, non facile. Poi Mancini ha scelto chiaramente fra me e lui e siamo diventati amici veri. Da Toldo ho imparato come gestire certi momenti, a non sbroccare». Quando parla di Inter il numero 1 del QPR proprio non riesce a trattenere l'emozione. In un paio di occasioni — di fronte alle foto dell'addio o persino a un primo piano di Mourinho — la diga sembra prossima a cedere. Ma poi si trattiene: «Mica posso piangere sempre, poi la gente si stufa...». Rapporto complesso, quello con Mou, si direbbe dai ricordi: «È una persona molto intelligente. Il primo anno è andato benissimo. Il secondo sentivo un po' troppa pressione da parte sua. Ma gli ho parlato - io parlo nello spogliatoio - e sono riuscito a finire bene. Certo ci ha spremuti, e questo ha inciso nei mesi trascorsi con Benitez». Fase difficile, mai però quanto l'eliminazione dai Mondiali del 2010: «Ci credevo, era il mio sogno. È stato il momento più brutto della mia carriera, così come la notte del Triplete è il ricordo più bello. Ma poi mi sono detto che la vita continua, che ci sono ancora tante parate da fare». Inevitabile il richiamo alle polemiche di Catania: «Dopo il casino che è successo quando sono arrivato in Italia (Calciopoli, ndr), per gli arbitri è difficilissimo dirigere una partita della Juve». Niente complotti o affini, insomma. E la Juve, Julio? «La odio — dice sorridendo, a scanso di equivoci —. Ogni volta che la incrociavo con l'Inter ero convinto di vincere. E poi invece ci battevano loro...».

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