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    Juan Jesus: 'Potevo andare via prima dalla Roma, ecco perché sono rimasto'

    Juan Jesus: 'Potevo andare via prima dalla Roma, ecco perché sono rimasto'

    Juan Jesus non è più un calciatore della Roma. Dopo 5 anni finisce la sua avventura in giallorosso, visto che il club non ha rinnovato il suo contratto. Il difensore brasiliano ha salutato i tifosi in un'intervista a Rete Sport:

    Quando smetterai di giocare, ti piacerebbe rimanere a vivere a Roma o vuoi tornare in Brasile? 

    Non so cosa succederà nel futuro, per me è importante prendere adesso la cittadinanza italiana. Sono andato via dal Brasile a 20 anni e mi manca la famiglia, la mamma, i fratelli e i nipotini. Convivere con la famiglia è importante ma bisogna capire la situazione. Il piano di vivere a Roma o a Milano c'è.

    Cosa ti porti nel cuore come ricordo più bello di questi 5 anni e cosa cambieresti? 

    I 5 anni che ho vissuto a Roma li ho vissuti nel miglior modo, sono sempre stato un professionista e non ho mai fatto polemiche. Sono tante le cose belle successe, come la vittoria col Barcellona o la partita vinta col Napoli quando c'era Spalletti. Negli ultimi due anni non ho avuto l'opportunità di aiutare i compagni ma ho sempre rispettato le decisioni del mister. Avevo la possibilità di andare via l'anno scorso ma tutte le scelte che ho fatto negli ultimi anni è per la famiglia. E' difficile cambiare scuola o città quando hai figli. Ho pensato di voler aiutare ancora la Roma, mi sono sempre allenato bene e ho rispettato le decisioni. Non cambierei niente, tutto quello che succede ha un perché. Sono cresciuto come uomo, nelle difficoltà vedi chi sei.


    In Nazionale ci sono dei tuoi connazionali, Jorginho ed Emerson... ti piace? Dove può arrivare? 
    Sulla cittadinanza è più una questione burocratica. Io sono brasiliano, se devo difendere la Nazionale difendo quella del Brasile. Con tutto rispetto per Jorginho, Emerson e Toloi. L'Italia può arrivare lontano, conosco Mancini. All'Inter lo dicevo che era perfetto per la Nazionale. Tifo per l'Italia e spero che andrà fino in fondo.

    Cosa non è funzionato negli ultimi due anni con Fonseca? 
    Se andiamo a vedere le partite che ho giocato ho sempre fatto il mio e sono stato professionale. Sinceramente non so perché e come mai, ho solo fatto il mio lavoro. Sono sempre stato disponibile. Anche se col Sassuolo sono entrato due minuti, col Benevento 15 minuti. Ho sempre provato a fare il mio meglio. Se non ho giocato non era una scelta mia, tranne a marzo che ho avuto il Covid, per il resto sono stato bene.

    Alla fine di questi anni il tuo bilancio comunque resta positivo nonostante tutto? 
    Tante persone mi hanno fatto questa domanda, ma quando hai ancora qualcosa da dare, ci provi sempre. Tutti possono dire dello stipendio o altro, ma io è da 14 anni che gioco a calcio lontano da casa, ho corso dietro i miei sogni. Non potevo cambiare scuola a mio figlio, è una situazione difficile. Soffro io ma lascio la mia famiglia tranquilla. Non ero in panchina contento a vedere le partite, io volevo dare qualcosa per la Roma. So quanto valgo, non è un anno o due che ho perso. Mi sono sempre allenato, sono stato sempre in forma. Nel bilancio complessivo è andata bene, sono cresciuto tantissimo. Ho avuto un allenatore fantastico come Spalletti, che ha detto che non importa quanto si vince ma importa la persona che sei. Quando finiamo di giocare a calcio rimaniamo persone, quello che lascio ai ragazzi e alla mia famiglia è quello che sono e non quello che ho vinto. De Rossi, Totti, Falcao hanno lasciato qualcosa come persone. De Rossi è un fratello e sento quasi sempre. E' una persona fantastica, ha vissuto tanti momenti con la Roma, ha vinto e ha lottato. L'esperienza che ho vissuto in questi anni è stata unica.

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