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    Jorginho, il volto triste di un'Italia che fa fatica: Mancini ha due alternative

    Jorginho, il volto triste di un'Italia che fa fatica: Mancini ha due alternative

    • Emanuele Tramacere
    L'Italia strappa un pareggio in extremis con la Polonia nel primo match ufficiale da commissario tecnico di Roberto Mancini. Un'Italia poco convincente, per larghi tratti sterile e incapace non solo di portare pericoli verso la porta difesa da Fabianski, ma anche di creare una trama di gioco vivace e convincente. Gli Azzurri hanno sofferto il pressing alto portato dai centrocampisti polacchi e non sono riusciti, soprattutto nella prima frazione, a uscire dalla difficoltà con giocate di qualità. 

    JORGINHO FA FATICA - Il volto e l'emblema di un'Italia che ha fatto e fa fatica è senza dubbio Jorginho, eletto a leader tecnico del centrocampo e schierato da regista puro nel 4-3-3 del ct. Tanti, tantissimi gli errori in fase di impostazione, fra cui la palla regalata a Lewandowski e che ha portato al vantaggio iniziale di Zielinski. Errori a cui ha posto rimedio segnando il rigore dell'1-1 finale, ma che non nascondono una crescente preoccupazione dovuta anche alle parole pronunciate nel post gara ai microfoni di Rai Sport: "Se sono pressato nel mio ruolo non posso prendere palla. Faccio spazio ad un mio compagno e faccio giocare lui". Parole logiche, tatticamente inappuntabili, ma che evidenziano ancora più quanto a questa Italia serva qualcuno in grado di prendersi rischi con personalità da leader.

    DUE ALTERNATIVE - L'Italia ha bisogno del Jorginho del Napoli o di quello del Chelsea, non di un Jorginho che si estranea dal gioco se pressato o che va in difficoltà nelle giocate semplici quando ha l'uomo addosso. Mancini oggi ha due alternative: la prima è quella di schierare accanto a Jorginho un centrocampo più mobile, di qualità e votato soltanto alla costruzione di gioco. In questo senso ha senso l'inserimento di Bonaventura nella ripresa al suo fianco, ma anche le prove di un Bernardeschi impiegato da mezzala. La seconda è quella di trovare un centrocampista e un centrocampo totalmente differente, fatto meno di geometrie e con più quantità inserendo esterni d'attacco più veloci (Chiesa imprescindibile) e puntando sulla verticalità con una punta più fisica o veloce (Belotti-Immobile e non Balotelli). Due idee tattiche differenti, fra cui Mancini dovrà presto scegliere. Aspettando il rientro di Verratti che, già in passato, ha dimostrato di far fatica a dividere il centro del campo con l'italobrasiliano. 

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