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Joao Pedro: 'L’Italia vale il Brasile, sono già contento se pensa a me. Su Barella e il futuro...'
CAGLIARI - "La gente, l’aria pulita, il maialetto che se la gioca con la mia amata Picanha, casa mia. Qui mi sono affermato lavorando. Sono cresciuto fisicamente. Ho messo in casa una mini palestra, sono collegato 24 ore su 24 con Luis, il mio preparatore. Aver fatto tanti ruoli mi aiuta".
DA TREQUARTISTA A PUNTA - "Invenzione di Maran. Sì, una scelta sua. Mi ha spinto e convinto. Io facevo il trequartista e pensavo fosse il mio ruolo. Ho seguito tanto Pavoletti e imparato da lui, soprattutto sul modo di colpire di testa. Ho studiato e imparato".
DOPING - "Ho pensato di non giocare più. Mi ero perso. Mi allenavo a casa da solo e lavoravo per dimostrare la buona fede. C’è stata sempre Ale, ma anche il Cagliari. Quando mi hanno fatto capitano, mi hanno chiamato Di Francesco e il presidente Giulini. Sento una responsabilità enorme. Devo essere il portavoce e sono molto trasparente, pure con i tecnici".
NAZIONALE - "È stato un colpo. Non me l’aspettavo. È come fosse nato qualcosa dentro. Tutti voi sapete quanto è forte il mio legame con l’Italia. Quel poco che sono diventato lo devo a questo Paese. Ho trovato Ale e sono nati i miei figli. L’Italia vale il Brasile. Sono già contento che si sia pensato a me. Anche se non dovesse succedere nulla".
BARELLA - "Non lo sento dall’estate e parlammo di basket, di Nba. Nico è un ragazzo stupendo che si merita tutto"
FUTURO - "Io vivo il momento. Non penso al domani, ma solo all’oggi".