Jacobelli: Thohir rivoluziona l'Inter con i supermanager, in Figc non può stare con chi parla di mangiabanane
In attesa di sapere quale sarà la sorpresa annunciata dal presidente del Coni, Giovanni Malagò, dopo il voto dell'11 agosto e incuranti della serie A spaccata in due, i Mesozoici hanno incassato il sostegno della Lega di B. Il suo presidente, pur sonoramente trombato dal'asse Galliani-Lotito nel 2013 nella corsa alla presidenza della Lega A, è stato curiosamente il primo a genuflettersi di fronte alla candidatura Tavecchio e oggi, a Lerici, per capire che cosa volesse dire, c'è voluta la sottotitolazione in auge ai tempi di Abete.
Il tempo ci dirà come mai Abodi, quello che si riempiva la bocca di parole come rinnovamento, cambio, progettualità, eccetera eccetera, abbia fatto un'inversione a U, ma sono affari suoi. Mentre nel Palazzo imperversano i giochi di potere, le cordate e i voltafaccia, la vera rivoluzione si sta consumando nell'Inter, sempre più e veramente Internazionale, sempre meno vicina al Sistema Calcio Italia, talmente putrefatto da essere in decomposizione.
Ieri, su Repubblica, Andrea Sorrentino, brillante esperto di cose nerazzurre, ha firmato un'approfondita analisi dell'Era Thohir. Dagli argentini ai dirigenti ai medici, il signore indonesiano ha cambiato tutto, facendo piazza pulita del gruppo morattiano che ha portato l'Inter sul tetto del mondo, ma, rileva Repubblica, "ha portato anche a 320 milioni di euro il passivo totale degli ultimi quattro bilanci, una voragine senza precedenti nel calcio mondiale".
Branca, Cordoba, Milito, Cambiasso, Samuel, il dottor Combi e altri: "A oggi - scrive Sorrentino - circa 30 persone che lo scorso anno lavoravano nell'Inter non ne fanno più parte". Alla grande purga sono sopravvissuti il direttore generale Marco Fassone e il responsabile unico del mercato, Piero Ausilio, che se la sta cavando molto bene mentre a capo dell'équipe medica è tornato il dottor Piero Volpi, lo specialsta che, a suo tempo, restituì Ronaldo al calcio dopo il suo grave infortunio.
Ha preso il potere, invece, una pattuglia di supermanager stranieri: Michael Bolingbroke, inglese, ex direttore organizzativo del Manchester United, nominato amministratore delegato della società di Thohir; Michael Williamson, americano, direttore finanziario, già al Dc United, l'altra società del presidente indonesiano; Claire Lewis, inglese, direttrice del marketing; Dan Chard, americano, responsabile delle partnership commerciali internazionali. E la rivoluzione di E.T, non si ferma.
Per questo, la nuova Inter proiettata verso il futuro, in Figc non può stare con chi corre per la presidenza parlando di mangiabanane o di donne che si pensava fossero handicappate per giocare al calcio o di essere stato trattato peggio dell'assassino di John Kennedy.
Sarà un caso ma a guidare la fronda contro Tavecchio ci sono Juve e Roma, le due società più che mai lanciate alla conquista dei mercati internazionali, insieme con la Fiorentina, il primo club di A a mollare Tavecchio per raggiungere Agnelli e Pallotta sul fronte del no. Ci dovrebbe essere anche il Milan di Barbara Berlusconi, ma, in Lega e in Figc, è ancora il Milan di Galliani e la differenza si vede.
All'appello dei No Tav, per ora, manca l'Inter. Thohir sta rifacendo i connotati alla società per renderla sempre più grande, sempre più forte, sempre più moderna. Alzi la voce pure in Figc e contribuisca ad abbattere questo Sistema. Gli diremo grazie anche in thailandese.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com