Supercoppa per 14 mila sottovuoto spinto. Oltraggio ai tifosi Juve e Napoli
Stasera, per la settima volta nella sua storia, la finale valida per la Supercoppa Italiana si è giocata lontano dall'Italia. Dopo la Cina, gli Stati Uniti e la Libia, stavolta il teatro è il Qatar.
Ci hanno spiegato che la scelta della Lega di serie A sia stata dettata da squisiti motivi pecuniari, oscilando attorno ai 3 milioni di euro l'introito che le due finaliste si dividono. Bene. Anzi male, Malissimo. Juve-Napoli si è disputata nello stadio Al-Sadd, impianto da 14 mila posti, peraltro nemmeno esaurito, come Raisport ci ha puntualmente informato in diretta; peraltro sottovuoto spinto, stante la silenziosa partecipazione del pubblico locale, che ha rotto il riserbo per applaudire l'uscita dal campo di Pirlo dopo soli 65 minuti.
La domanda del giorno, da rivolgere non ai qatarioti, ma al signor Maurizio Beretta, presidente della Lega nonchè vicepresidente vicario della Figc è questa: ma che roba è? Ma Beretta se l'immagina che cosa sarebbe stata una finale davanti ai 40 mila dello Stadium o ai 70 mila del San Paolo? Ma Beretta l'ha mai vista una finale di Community Shield, a Wembley, davanti a 90 mila spettatori riuniit per la Supercoppa inglese? Ma perché dobbiamo sempre farci riconoscere? Ma perché, pur di raccattare ingaggi, bisogna svilire in questo modo l'immagine del calcio italiano agli occhi dei tifosi italiani? Sì, dei tifosi italiani. Della Juve e del Napoli, letteralmente oltraggiati da questa finale formato esportazione e di tutti gli altri, considerati dal Sistema polli da spennare con il caro biglietti, il caro abbonamenti, le orrende terze maglie, gli stadi obsoleti, fatiscenti e insicuri, i tornelli, i daspo di gruppo e l'inutile tessera del tifoso, micidiale sfollagente se è vero com'è vero che negli ultimi sei anni, sei milioni fra spettatori paganti e abbonati sono andati in fuga (dato ufficiale del rapporto Figc aprile 2014).
Conte ha proprio ragione: abbiamo toccato il fondo, ma si può sempre cominciare a scavare.
Xavier Jacobelli
Direttre Editoriale www.calciomercato.com