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Jacobelli: Juve senza coraggio e se Tevez s'inceppa, torna la sindrome Champions
Ora, la situazione del girone A è di massimo equilibrio: Juve, Atletico, Olympiacos e Malmoe hanno tre punti. Il 22 ottobre, nella bolgia di Atene, i bianconeri capiranno molte cose sulle loro chances di qualificazione.
Nell'attesa, una considerazione s'impone: schiassassi in Italia, dove solo la Roma le contende lo scudetto e domenica misureremo il valore di entrambe nel primo contro diretto, in Europa la Juve non ha avuto lo stesso piglio, la stessa determinazione, lo stesso coraggio.
La partita di Madrid è stata più bulla che bella, come largamente previsto, considerato che i vicecampioni d'Europa sono stati sinora la squadra più fallosa della Liga e, spesso e volentieri, hanno cercato di buttarla in rissa.
L'Atletico ha vinto la partita interna n.18 sulle ultime venti disputate in Europa, a conferma di un eccezionale rendimento casalingo. La Juve avrebbe meritato il pareggio se, a quindici minuti dalla fine, Lichsteiner non si fosse fatto bruciare sul tempo da Arda Turan piombato come un falco sul traversone di Juanfran che ha inopinatamente bucato la retroguardia di Allegri.
L'impressione è che, dal punto di vista psicologico, i bianconeri si siano presentati in casa dell'Atletico puntando al pareggio, non osando come avrebbero dovuto e potuto. Le cause della sconfitta? L'imperfetta condizione di Vidal, sostituito per la seconda volta consecutiva e visibilmente insoddisfatto; l'insufficiente prestazione di Caceres, poi uscito per una spalla malconcia e, soprattutto, di Lichsteiner; l'anemia offensiva (nessun tiro in porta degno di questo nome, l'arbitro ha graziato Caceres per il suo fallo di mano in area, la Juve ha sfiorato il gol solo sul tentato autogol di Raul Garcia), i problemi di Llorente, la solitudine di Tevez.
Dall'altra parte, Simeone ha puntato sui veterani, Arda Turan capintesta, tenendo inizialmente in panchina gli acquisti dell'estate Cerci, Griezmann, Raul Jimenez. Una scelta vincente per un tecnico, la cui squadra picchia, corre, soffre e non pratica un gioco spettacolare, ma estremamente redditizio.
Nel dopopartita, Allegri, la cui tradizione negativa con le spagnole è stata confermata, si è irritato quando, in diretta su Mediaset, Sacchi gli ha rimproverato un atteggiamento troppo calcolatore e poco votato al rischio. Ma, in questo caso, l'ex ct ha messo il dito nella piaga. La Juve in Europa deve e può fare molto di più.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com