Jacobelli: noi stiamo con Balotelli e con tutti i giocatori nel mirino dei razzisti
Mario Balotelli ha ragione. Ha cento volte ragione. Al prossimo buu, al prossimo ululato razzista, non gioca più e torna negli spogliatoi, come ha fatto Boateng nel gennaio scorso, a Busto Arsizio.
E' arrivato il momento di dire basta. Ma non solo agli incivili annidati sugli spalti dove, ci avevano assicurato, con la tessera del tifoso, i tornelli e i biglietti nominativi chiunque delinquesse sarebbe stato individuato ed espulso.
Basta con le multe che fanno sghignazzare i razzisti, anche perchè non le pagano loro e non fanno loro manco il solletico.
Basta con le belle parole di condanna, le dichiarazioni contrite, affrante e inutili perché tanto non succede mai nulla, non si interviene mai e ogni volta la doglia di assuefazione si innalza.
Basta con le concioni socio-psico-pedagogiche in base alle quali, i buu a Balotelli e ai giocatori che non hanno la pelle bianca non sono manifestazioni di odio razziale, ma semplici tentativi di "innervosire" i calciatori più importanti della squadra avversaria. Anche questa ci è toccato sentire.
Basta con chi sostiene che la colpa sia di Balotelli il quale si rende antipatico ai non milanisti, perchè i cori sono indirizzati soltanto a lui. Balle. Chiedere a Boateng, Niang, Muntari, tanto per rimanere in ambito milanista e a tutti gli altri giocatori di ogni squadra cui vien eriserv ato lo stesso trattamento.
Basta con gli insulti, i cori e gli striscioni contro i napoletani, contro i siciliani, contro le vittime dell'Heysel, contro i fiorentini, contro gli avversari per il solo fatto di essere avversari.
E basta con una giustizia sportiva, questa giustizia sportiva, i cui provvedimenti anti-razzismo farebbero ridere se non facessero piangere, stante la loro conclamata inefficacia.
Aspettiamo che Federcalcio e Lega si muovano. Prima del giorno in cui Balotelli e altri giocatori abbandonino il campo in segno di protesta. Mai così vicino, mai così devastante per l'immagine del calcio italiano, ora prigioniero dell'incultura e dell'inciviltà.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com