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  • Jacobelli: Nicchi rispetti De Laurentiis e ci parli del quorum per essere rieletto

    Jacobelli: Nicchi rispetti De Laurentiis e ci parli del quorum per essere rieletto

    Puntale come un fuorigioco non visto da Tagliavento o una decisione sbagliata di Peruzzo, è arrivata la predica di Nicchi dopo Napoli-Juve. 
    Con i soliti toni eleganti e mai intimidatori, il presidente degli arbitri  ha sentenziato: "De Laurentiis risponderà delle sue parole alla procura federale". Bum. E ancora: "Non vedo motivi per sospendere Tagliavento".
    Maddai, dov'è la notizia? Quando mai Nicchi ha ammesso che gli arbitri sbagliano? Ce n'è anche per la libertà di espressione, a proposito dei tweet del presidente del Napoli, la cui opinione può essere condivisa o criticata, ma deve essere sacrosantamente rispettata: "A volte si scrive senza pensare. Bisogna stare attenti perché ogni dichiarazione sopra le righe può generare violenza. Bisogna essere cauti quando si fanno dichiarazioni".
    Ma il bello deve ancora venire:  "Calciopoli è finita". Cosa c'entra Calciopoli? Come mai Nicchi tira ancora in ballo Calciopoli, quasi nove anni dopo lo scandalo più grave nella storia del calcio italiano?
    Coraggio, ce lo spieghi meglio, così capiamo: mica siamo tutti perspicaci come Nicchi.
    Quello che non vuole la moviola in campo.
    Quello che, una settimana dopo Juve-Roma, ha dichiarato come Rocchi non avesse sbagliato nulla, salvo essere smentito sette giorni più tardi dallo stesso arbitro fiorentino che, almeno, ha avuto il pudore di ammettere parzialmente i propri errori, sia pure arrampicandosi sugli specchi e parlando in arbitrese. Quello che durante la prima campagna elettorale per essere eletto presidente degli arbitri, promise: con me, dopo la partita i direttori di gara potranno andare davanti alle telecamere per spiegare le loro decisioni". Ne avessimo visto uno.
    A proposito di presidenza degli arbitri. Tomo tomo cacchio cacchio, come diceva Totò, prima che l'anno finisse e sffrutando l'effetto panettone abbiamo scoperto che sono curiosamente cambiate le regole per l'elezione del numero uno dell'Associazione Italiana Arbitri.
    Ha scritto Edmondo Pinna in un esemplare servizio pubblicato dal Corriere dello Sport-Stadio il 30 dicembre scorso: "Benvenuti nel feudo del Signori Nicchi. P
    erché l’Associazione Italia Arbitri si sta sempre di più trasformando in una “cosa” di proprietà dell’ex dirigente quadro di banca aretino, al suo secondo mandato alla guida dell’associazione.
    Per questo, come si fa quando si gioca a Risiko, ecco che sullo scacchiere Nicchi ha cominciato a muovere le sue pedine per garantirsi anche la terza elezione (autunno 2016), in barba a qualsiasi principio di democrazia. Non solo. Ma nella mole delle modifiche che sono state approvate dal Comitato Nazionale in composizione allargata ai presidenti di sezione in rappresentanza di uno per regione... ci sono cancellazioni, cambiamenti, avvisi ai naviganti (per la serie: chi vuole capire, capisca). Tutto tendente ad accentrare nelle mani di una singola persona il potere. Proprio come in un feudo. Alla faccia della democrazia.
    Primo passo. Nel 2016 verrà eletto il nuovo presidente dell’Aia, in termini elettorali il voto è dietro l’angolo, per questo bisogna muoversi per tempo. E così, poco prima delle vacanze di Natale (lo scorso 21 dicembre) a Salerno, sono state approvate le variazioni al regolamento dell’Aia. Alcune prettamente tecniche (e comunque meritevoli almeno di una riflessione), altre decisamente sostanziali e tutte dirette a garantire al Presidente dell’Aia una facile rielezione. Perché, altrimenti, abbassare la percentuale necessaria per il terzo mandato al 55 per cento, dal 66 per cento fissato nel vecchio regolamento? Solo perché così è nei principi ispiratori del Coni? Ma se non ne ha sentito il bisogno la Federcalcio, né con Abete prima (che ha sempre detto che non si sarebbe candidato per una terza elezione) né ora con Tavecchio (non avrebbe senso), perché dovrebbe sentirlo l’Aia? La risposta è semplice semplice…
    Fra l’altro, un terzo mandato alla presidenza non è previsto neanche negli Stati Uniti d’America che, a torto o a ragione, vengono considerati la culla della democrazia e della libertà. Insomma, lo capirebbe pure un bambino. Nicchi ha fatto di più: nonostante fosse parte in causa, e quantomeno la forma avrebbe consigliato una sua assenza, ha “chiuso” in fretta la sua partecipazione all’Acqua Acetosa a Roma al quadrangolare organizzato dal Viminale (con tanto di presenza in campo del titolare del Dicastero, Alfano), per arrivare a Salerno in tempo per partecipare proprio alla discussione inerente il “quorum” necessario all’elezione.
    Fra l’altro, nella modifica approvata, non viene specificato se la soglia del 55% vale anche in caso di candidatura unica (scommettiamo che invece sarà così?) e se la stessa debba essere raggiunta anche dall’eventuale secondo candidato, per il quale basterebbe solo il 50% più uno. Per questo qualcuno ha pure proposto che, giacché si abbassava la soglia, si poteva portare proprio al 50+1, così come avviene nelle elezioni dello Stato. Incredibile…
    Senza controllo. Ma ci sono altre modifiche davvero stupefacenti. Ad esempio, quella che riguarda il SIN, il Servizio Ispettivo Nazionale, che prima «doveva» proporre la decadenza anche del Presidente dell’Aia, in caso di gravi irregolarità. Ebbene, nelle modifiche, il «dovere» è stato cambiato in «possibilità» e la parola «Presidente Nazionale» è stata cancellata. Tradotto: immunità diplomatica. Fra l’altro, il SIN è nominato dal Comitato Nazionale su proposta del Presidente, dunque, perché temere? Ma c’è di più. Nel feudo c’è spazio solo per i fedelissimi. Per questo, nei poteri del numero uno dell’Aia, sulla base delle variazioni fatte, c’è quello di nominare i tre membri (e del responsabile) del Comitato dei Garanti. Che si chiamava così perché un membro era nominato dall’Aia e gli altri due da Figc e Coni, che avrebbero dovuto “garantire” la terzietà e la trasparenza (non sono le prerogative di un arbitro?) in caso di irregolarità riscontrate durante il loro mandato. Ora, la presenza di Figc e Coni è stata cancellata con un colpo di spugna. Dato anche alla democrazia".
     
    E poi Nicchi ha pure il coraggio di fare la predica a De Laurentiis?

    Xavier Jacobelli
    Direttore Editoriale www.calciomercato.com


     

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