Primo passo. Nel 2016 verrà eletto il nuovo presidente dell’Aia, in termini elettorali il voto è dietro l’angolo, per questo bisogna muoversi per tempo. E così, poco prima delle vacanze di Natale (lo scorso 21 dicembre) a Salerno, sono state approvate le variazioni al regolamento dell’Aia. Alcune prettamente tecniche (e comunque meritevoli almeno di una riflessione), altre decisamente sostanziali e tutte dirette a garantire al Presidente dell’Aia una facile rielezione. Perché, altrimenti, abbassare la percentuale necessaria per il terzo mandato al 55 per cento, dal 66 per cento fissato nel vecchio regolamento? Solo perché così è nei principi ispiratori del Coni? Ma se non ne ha sentito il bisogno la Federcalcio, né con Abete prima (che ha sempre detto che non si sarebbe candidato per una terza elezione) né ora con Tavecchio (non avrebbe senso), perché dovrebbe sentirlo l’Aia? La risposta è semplice semplice… Fra l’altro, un terzo mandato alla presidenza non è previsto neanche negli Stati Uniti d’America che, a torto o a ragione, vengono considerati la culla della democrazia e della libertà. Insomma, lo capirebbe pure un bambino. Nicchi ha fatto di più: nonostante fosse parte in causa, e quantomeno la forma avrebbe consigliato una sua assenza, ha “chiuso” in fretta la sua partecipazione all’Acqua Acetosa a Roma al quadrangolare organizzato dal Viminale (con tanto di presenza in campo del titolare del Dicastero, Alfano), per arrivare a Salerno in tempo per partecipare proprio alla discussione inerente il “quorum” necessario all’elezione. Fra l’altro, nella modifica approvata, non viene specificato se la soglia del 55% vale anche in caso di candidatura unica (scommettiamo che invece sarà così?) e se la stessa debba essere raggiunta anche dall’eventuale secondo candidato, per il quale basterebbe solo il 50% più uno. Per questo qualcuno ha pure proposto che, giacché si abbassava la soglia, si poteva portare proprio al 50+1, così come avviene nelle elezioni dello Stato. Incredibile…
Senza controllo. Ma ci sono altre modifiche davvero stupefacenti. Ad esempio, quella che riguarda il SIN, il Servizio Ispettivo Nazionale, che prima «doveva» proporre la decadenza anche del Presidente dell’Aia, in caso di gravi irregolarità. Ebbene, nelle modifiche, il «dovere» è stato cambiato in «possibilità» e la parola «Presidente Nazionale» è stata cancellata. Tradotto: immunità diplomatica. Fra l’altro, il SIN è nominato dal Comitato Nazionale su proposta del Presidente, dunque, perché temere? Ma c’è di più. Nel feudo c’è spazio solo per i fedelissimi. Per questo, nei poteri del numero uno dell’Aia, sulla base delle variazioni fatte, c’è quello di nominare i tre membri (e del responsabile) del Comitato dei Garanti. Che si chiamava così perché un membro era nominato dall’Aia e gli altri due da Figc e Coni, che avrebbero dovuto “garantire” la terzietà e la trasparenza (non sono le prerogative di un arbitro?) in caso di irregolarità riscontrate durante il loro mandato. Ora, la presenza di Figc e Coni è stata cancellata con un colpo di spugna. Dato anche alla democrazia".
E poi Nicchi ha pure il coraggio di fare la predica a De Laurentiis?
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com
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