Jacobelli: la lezione Atalanta. Grassi, squalificato per razzismo, aiuta i poveri di Bergamo: un altro calcio è possibile
Sul campo, dove la squadra di Colantuono vive un periodo d'oro (due vittorie di fila in casa dell'Inter, 4 successi consecutivi in campionato come non accadeva da 19 anni, salvezza conquistata con 9 turni d'anticipo).
Fuori dal campo, dove la società di Antonio Percassi, sempre molto attenta alla valorizzazione del settore giovanile, è protagonista anche nella lotta al razzismo.
L'11 marzo scorso, Alberto Grassi, 19 anni, centrocampista e punto di forza della splendida Primavera di Bonacina, è stato squalificato per 10 giornate dopo avere detto "Alzati, vu cumprà", ad un giocatore del Verona. Oggi, Grassi aiuta i ragazzi poveri di Bergamo con una generosità e una dedizione che gli fanno onore: l'iniziativa è stata presa dall'Atalanta in accordo con il Patronato San Vincenzo presieduto da don Fausto Resmini. Il Patronato è l'istituzione cittadina collegata alla Casa del Giovane, il college dei ragazzi nerazzurri.
Mino Favini, 78 anni, straordinario maestro di calcio e di vita, capo del settore giovanile atalantino, ha spiegato con parole semplici alla Gazzetta dello Sport ciò che è successo: "Alberto non aveva alcun intento razzista, ma ha sbagliato. Ora assistere i coetanei meno fortunati lo farà riflettere e gli permetterà di rendersi utile al prossimo. La stessa Gazzetta ha ricordato come, nel 2013, due allievi nerazzurri protagonisti di un video considerato "non idoneo" dalla società, furono spediti da don Resmini a servire i pasti ai senzatetto della stazione di Bergamo. Di fronte all'offensiva dei barbari che si annidano impuniti in troppi stadi del nostro calcio, spesso si sente ripetere: la lotta al razzismo è anche una questione di educazione culturale e sportiva dei ragazzi, ai quali insegnare i valori indispensabili per vincere questa battaglia.
Anche per questo, la lezione dell'Atalanta è istruttiva ed efficace.
x.j.