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    Jacobelli: Inzaghi ci mette l’anima ma in squadra c’è chi non si suda la maglia

    Jacobelli: Inzaghi ci mette l’anima ma in squadra c’è chi non si suda la maglia

    Guardate questa foto: ritrae la felicità di Inzaghi, Abate e Muntari dopo un gol del Milan. Eravamo all'inizio della stagione, sembra passato un secolo. Se raffrontate l'immagine con l'espressione da cane bastonatro che l'allenatore aveva ieri sera in tv, dopo il pareggio di Verona con il Chievo, avete un'idea di quanto l'aria sia cambiata e di quanto sconfortata sia quella che tira oggi in casa del Diavolo. Così come sconfortante è il bilancio del 2015: due vittorie, con l’ultima e la penultima in classifica, tre pareggi e quattro sconfitte, nono posto in classifica.
    Filippo Inzaghi vive di Milan e per il Milan. Tanto che oggi, su Sky Sport, il suo amico ed ex compagno di squadra Alessandro Costacurta, gli ha simpaticamente consigliato di pensare anche ad altro: uscire di più, distrarsi un po', soltanto un po'. Sarà dura, conoscendo la serietà, la passione e l'entusiasmo di Inzaghi. Che per raddrizzare il Milan ci sta mettendo l'anima. Il guaio è che non tutta la squadra lo segue. E si vede, Chievo docet.
    Scorrete le pagelle di calciomercato.com e vi accorgerete di come questo MiIan cammini. Quando giocava, Inzaghi dava tutto se stesso sino all'ultimo secondo, senza risparmiarsi mai. E' anche per questo che entrato nel cuore dei milanisti e non solo per le valanghe di gol che ha segnato. La squadra non lo farà certamente apposta, ma l'impressione è che in corpo non abbia la smania di faticare che contraddistingue chi la guida.
    Ha acutamente osservato stamane Sebastiano Vernazza sulla Gazzetta: "Il Milan è l'ultima delle prime e la prima delle ultime. Il Milan di oggi è troppo piccolo per acciuffare un posto in Europa e troppo grande per scivolare in zona pericolo".
    La prosisma volta che Berlusconi (cui auguriamo una pronta guarigione dopo l'infortunio al malleolo),  atterra a a Milanello, oltre alle dissertazioni sul "giuoco e non giuoco", ad intonare "hip hip Hurrà" e a dare pacche sulle spalle ai giocatori davanti alle telecamere, li strigli un po'. Soltanto un po'. Chi non si suda la maglia del Milan non è degno del Milan. Forse è il caso di ricordarlo.

    Xavier Jacobelli
    Direttore Editoriale www.calciomercato.com




     

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