Jacobelli: i tifosi hanno ragione. Mentre infuria la guerra Barbara-Galliani, il Milan è a +4 dalla B e Silvio è sparito
I tifosi del Milan hanno ragione. Mentre in società Barbara Berlusconi e Galliani si fanno la guerra, Silvio Berlusconi è sparito dai radar avendo ben altro di cui occuparsi e la posizione di Allegri si indebolisce partita dopo partita, la squadra cola a picco.
Per trovare un avvio tanto negativo, bisogna risalire alla stagione '81-'82, culminata con la retrocessione in B.
Adesso, Galliani non dice più che il Milan è la squadra ad avere totalizzato il maggior numero di punti degli ultimi cinque anni e che sia in lizza per arrivare nei primi tre posti. Né afferma che, con l'acquisto di Silvestre, "la difesa è sistemata".
E, ancora, sia il presidente onorario sia la di lui terzogenita si guardano bene dal sentenziare che la squadra sia da scudetto, come fecero il primo l'8 luglio e, la seconda, il 13 settembre, in un'intervista a Milan Channel.
La verità è che il campo non mente e i tifosi sono molto più perspicaci e attenti di quanto alcuni non credano. Sono settimane che i sostenitori milanisti puntano il dito contro le lacune di un mercato senza capo né coda (tanto per cominciare, Tevez che doveva essere rossonero ed è finito alla Juve; 11 milioni spesi per Matri e nessun euro per un difensore da Milan; Rami preso fuori tempo massimo; Honda quarto trequartista che andrà a pestare i piedi a Kakà, Birsa e Saponara; Gabriel sopravvalutato, Robinho mangiagol che voleva tornare in Brasile, ma è rimasto).
Poi c'è il discorso Allegri. La fatidica cena estiva di Arcore si rivela sempre più una cena delle beffe. All'epoca, la conferma del tecnico fu celebrata come il trionfo del suo scudo umano, alias il vicepresidente vicario e amministratore delegato che, forse, non immaginava quanto devastante sarebbe stato in autunno il fuoco amico di Barbara.
In realtà, sono quattordici mesi che l'allenatore cammina sul filo e soltanto la sua straordinaria capacità di resistenza alle ingerenze del datore di lavoro spiega perché sia ancora seduto sulla panchina cui ambiscono, fra gli altri, Inzaghi e Seedorf.
Come se non bastasse e senza dimenticare l'involuzione del sempre più irriconoscibile Balotelli, nel bel mezzo di una crisi di gioco e di risultati tanto inquietante (3 vittorie, 5 pareggi, 5 sconfitte, 18 gol segnati e 20 subiti, 20 punti di distacco dalla Juve e 14 dalla terza posizione), la guerra intestina fra Barbara e Galliani ha fatto il resto.
Delle due l'una: o l'erede al trono scatenava l'inferno prima dell'inizio della stagione o doveva scatenarlo alla fine. Mai in questo momento. Chi glielo dice ai giocatori di rimanere tranquilli, con un allenatore in bilico e una società dove il braccio destro del proprietario è stato delegittimato dalla figlia del proprietario?
Coraggio, Milan. Il meglio deve ancora venire.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com