Jacobelli: da Pirlo a Seedorf e Balotelli, gli Allegri flop di Berlusconi e Galliani
Mario Balotelli al Liverpool, dopo 568 giorni e 0 trofei, non è soltanto il fallimento di un giocatore al terzo trasferimento in quattro anni. Che sono già troppi, considerato che ne ha appena compiuti ventiquattro. E buon per lui che, rispetto al milione e mezzo di euro percepito quando militava nell’Inter, con i Reds guadagnerà quattro volte tanto.
Mario Balotelli al Liverpool è l’ennesimo fallimento della gestione di Berlusconi e Galliani che sul mercato non ne azzeccano più una. Da quando il Milan ha scaricato Pirlo, nel 2011, il MiIan non ha vinto nulla e, in questa stagione, per la prima volta dopo sedici anni, non parteciperà a una coppa europea. Pirlo, intanto, con la Juve ha conquistato tre scudetti e due Supercoppe di Lega consecutivi.
Nell’estate 2012, il Milan ha raso al suolo l’organico perchè il monte ingaggi lordo annuo aveva raggiunto i 180 milioni di euro, come spiegò Galliani senza aggiungere chi, come, dove e quando in società avesse consentito di raggiungere quella pazzesca cifra che come u macigno ha gravato sui bilanci del club.
Nel gennaio 2014, il Milan ha cacciato Allegri, continuandolo a pagare sino al luglio scorso, quando il livornese ha preso il posto di Conte alla Juve. Al posto di Allegri, nel gennaio 2014 il Milan ha preso Seedorf, sotto contratto sino al 30 giugno 2016 in cambio di circa 206 mila euro netti al mese.
Ma, per essere confermato, a Seedorf non è bastato conquistare 35 punti nel girone di ritorno (soltanto Conte e Garcia ne hanno totalizzato più di lui). Seedorf è stato scaricato come un pacco postale e né Berluscon né Galliani hanno mai spiegato ufficialmente ai loro tifosi perchè un totem rossonero del calibro dell’olandese sia stato trattato in questo modo.
Al posto di Seedorf, nel giugno 2014 è stato nominato Inzaghi, terzo allenatore in sei mesi, debuttante assoluto che merita ogni fortuna ma che, sinora, in precampionato, ha preso legnate a destra e sinistra perchè gli hanno messo a disposizione una squadra così debole che, se fosse questa ad allinearsi al via il 31 agosto, faticherebbe ad arrivare in Europa League. Ora dicono che, grazie ai 20 milioni incassati dal Liverpool e agli ingaggi risparmiati grazie alle partenze di Balotelli, Kakà e Robinho, Galliani prenderà Rabiot, Cerci e Jackson Martinez oppure Gignac: sulla carta, tutti insieme costerebbero 60 milioni di solo cartellino, ma le vie del mercato sono infinite e le difficoltà aguzzano l’ingegno, alambiccandosi fra prestiti, diritti di riscatto, riscatti che magari non verranno esercitati, eccetera eccetera.
La verità è che questo Milan procede a tentoni e non è un bel segnale per i suoi milioni di sconcertati tifosi. Che, magari, sul web hanno applaudito felici la partenza di Balotelli, ma ancora non sanno quale razza di squadra avrà in mano Inzaghi, a nove giorni dal via del campionato.
Berlusconi e Galliani avevano detto che avrebbero puntato sui giovani. Dopodichè, fra gli altri, è arrivato Diego Lopez, ottimo portiere ma già trentatreenne, che ha firmato un contratto dquadriennale a, dicono, 2,5 milioni di euro a stagione. Abbiati è stato confermato per un anno, in organico ci sono anche Agazzi e Gabriel.
Ma l’importante, per Galliani è stato votare Tavecchio presidente della Federcalcio, d’accordo con Lotito, Carraro e Macalli mentre Barbara Berlusconi avrebbe voluto l’avvento di una generazione di manager giovani e capaci.
Quando l’ha detto, il signor Tavecchio (quello che disse: “Pensavamo le donne fossero handicappate per il calcio, ma non era così”), le ha molto poco signorilmente ricordato che lei non è Galliani e non ha diritto di voto in federazione. E Galliani non s’è manco sentito in dovere di difendere l’illustre dirimpettaia e, se vogliamo, datrice di lavoro per paterna persona. Galliani l’11 agosto ha votato Tavecchio. Forza Milan.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com