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'Ius culturae' sportivo: possono giocare i minorenni stranieri non in regola
Nella legge di bilancio entra lo “ius culturae” sportivo.
Tesseramento anche per i minori stranieri non in regola Lotti: "Un diritto che non può essere negato a nessuno".
Se hai meno di diciotto anni puoi giocare. E anche non giocare, qualsiasi cosa sia lo sport per te, divertimento, passione, ansia, progetto, vita, hai il diritto di averlo. Che tu sia o no italiano, qualsiasi Dio preghi, se non preghi è una questione tutta tua, e non importa neppure che cosa ci sia scritto sui tuoi documenti, ammesso che tu ne possieda. Nonostante sia una questione giuridica, il governo ha scritto tutto questo in modo persino più semplice. Nel disegno di legge di bilancio appena buttato in pasto alla politica parlamentare - prima deve essere filtrato dall’Unione Europea, poi le camere dovrebbero approvarlo entro il 31 dicembre - è stata inserita una norma che il ministro Luca Lotti definisce «di diritto allo sport, mi piace così». Dice proprio quello: i minori cittadini di Paesi extraeuropei iscritti da almeno un anno a una qualsiasi classe scolastica italiana possono essere tesserati "presso società o associazioni affiliate alle federazioni sportive nazionali, alle discipline sportive associate o agli enti di promozione sportiva, anche paralimpici, senza alcun aggravio rispetto a quanto è previsto per i cittadini italiani". Lo chiameranno acconto di ius soli, una riforma sulla quale ancora ci si insulta magistralmente, ma è solo una semplificazione. Semmai è un arricchimento di ius culturae: non parla affatto di nascita in Italia e neppure di residenza, parla di iscrizione a scuola. Nulla di più semplice, nulla di più civile. Talmente ovvio e civile che a molti sembra fosse già così. Non esattamente. Una legge del 20 gennaio 2016 assicurava diritti analoghi solo ai minori che risultassero regolarmente residenti nel territorio italiano. Adesso non ti chiederanno più i documenti ma solo dove vuoi andare. Fino al compimento del diciottesimo anno di età. In quel momento la norma diventa leggermente più restrittiva della precedente: prolunga il diritto per tutta la stagione sportiva in corso, dopodiché per continuare si dovrà attendere la cittadinanza italiana. Che bisognerà quindi richiedere per tempo, regolarizzando la propria posizione. E’ un passo avanti notevole e Lotti lo sottolinea: «I ragazzi e i bambini non devono mai sentirsi diversi. Lo sport è di tutti, tutti hanno diritto al gioco. Ho incontrato su un campo di periferia un ragazzo che mi diceva: io non posso giocare la domenica perché sono un extracomunitario immigrato non regolare, Posso andare a scuola, posso allenarmi con i compagni ma non posso essere tesserato e giocare la domenica». Capitò a una squadra di ragazzi filippini non essere ammessa a partecipare alle finali nazionali di un torneo di calcio. E’ capitato di recente a due bambini nati in Italia di essere esclusi da una finale regionale di scacchi. E alla Tam Tam, squadra di basket a Castel Volturno, di essere (momentaneamente) tagliata fuori dai campionati giovanili. Dato che si parla in parte di immigrati irregolari, non è facile stimare quanti minori potranno beneficiare di questa nuova norma. Un milione, secondo alcune indagini. Comunque, sono tanti. Comunque, hanno cominciato meno di due anni fa a possedere diritti in campo sportivo. Da italiani, inizialmente d’adozione, in futuro con piena veste di cittadini, ma già adesso compagni a scuola e a calcio e a basket e a tutto quello che vi piace di chi è italiano sin dall’inizio. Gira la storia che gli immigrati abbiano più diritti dei cittadini. Semplicemente non è vero. Tanto per cominciare, non potevano giocare.
Bonus per rifare gli impianti.
E’ un escamotage piuttosto antico e sempre più utilizzato inserire nella legge di bilancio tutt’altre faccende. Cose importanti che non si riesce a sbloccare altrimenti. A parte la questione del tesseramento dei minori stranieri è comunque del tutto appropriato un pacchetto di misure che riguarda lo sport. A cominciare da una norma che concede un credito d’imposta fino a 10.000 euro a chi effettui donazioni di "importo superiore a 20.000 euro nel corso dell’anno solare 2018 per interventi di ristrutturazione di impianti sportivi pubblici, ancorché destinati ai soggetti concessionari". Il beneficio è del 50% sulla somma versata, con un tetto complessivo di 20 milioni. L’hanno chiamato 'sport bonus'. Sempre come si legge sul Corriere dello Sport, nella legge anche l’introduzione di un fondo di maternità per le atlete e di un altro di 5 milioni destinato all’acquisto di ausili sportivi per persone con disabilità.