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Iturbe e Gervinho, spine per la Roma
LA STRANA GUERRA DI GERVINHO - Che Gervinho fosse un "uomo di Garcia" era noto a tutti: il tecnico francese spinse per il suo arrivo e l'ivoriano ha dato il massimo per il suo mentore ai tempi di Le Mans e Lille. E' stato uno dei punti forti della prima Roma di Garcia, un rebus irrisolvibile per le difese italiane. Poi, forse appagato dal successo in Coppa d'Africa con la Costa d'Avorio, ha vissuto una seconda stagione terribile. Salvo poi ripartire di slancio in questa prima fetta di 2015-16, unico a prendere per mano un allenatore sfiduciato. Adesso, con Garcia a spasso e Gervinho in Cina, l'ivoriano si è lasciato andare ad un paio di interviste inquietanti. A fare più rumore è quella rilasciata all'Equipe: "Ottenere buoni risultati agli ordini di Spalletti sarebbe stato tradire Rudi". Una dichiarazione sconvolgente, considerando che a parlare è un professionista pagato profumatamente. "E' grazie a Garcia se ho firmato con la Roma nel 2013. Quando è arrivato Spalletti ho discusso con lui, nonostante De Rossi mi avesse detto che era una brava persona. Ma il problema non era lui, arrivato in un momento in cui non avevo più voglia di restare nel club". Una lealtà incrollabile, quella di Gervinho. Si attende la risposta di Spalletti, uno che solitamente non si affida a giri di parole quando deve dire la sua.
ITURBE, UN FLOP SPAVENTOSO - Ben diversa l'esperienza giallorossa di Juan Iturbe, arrivato a Roma con il pubblico in estasi: l'ex Porto aveva brillato nella sua parentesi con la maglia dell'Hellas e sembrava destinato a una carriera esaltante. Ma i sogni si sono dovuti scontrare con la realtà. Il flop di Iturbe nella capitale è stato eclatante, nonostante l'immensa fiducia riposta in lui da Walter Sabatini. A gennaio è arrivato il prestito al Bournemouth, squadra all'epoca in piena bagarre salvezza in Premier League e oggi ampiamente sopra la zona calda. Il merito non è certamente di Iturbe, che dal suo arrivo ha giocato la miseria di 55 minuti in campionato. L'esterno tornerà quindi a casa alla fine di un prestito a dir poco infruttuoso e la società dovrà sciogliere il nodo sul suo futuro: provare la cessione a titolo definitivo - ma sembra difficile trovare acquirenti alle cifre che permetterebbero alla Roma di non incassare una minusvalenza - oppure affidare l'attaccante alle cure di Spalletti. Da problema ad arma in più?