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    Italia:|Sette compiti

    Cesare voleva iscriversi al liceo artistico, finita la terza media. Attratto dalla pennellata del genio, lo è ancora adesso. E Cassano ringrazia. «Mi piace quando Antonio parla di calcio, di qualità e disponibilità verso i compagni insieme». Poi, la mamma di Cesare insisteva per il diploma, s’è ritrovato geometra. Serve pure questo, perché ora calcola gli equilibri della sua Nazionale. «L’idea è iniziare a lavorare sui tre attaccanti veri, spero che Rossi mi dia la disponibilità per giocare, con Cassano e Gilardino».

    Però Cesare, prima di diventare calciatore e quindi allenatore, voleva fare l’architetto. Allora si capisce meglio la sua metafora del Grattacielo Italia, in edificazione. «Stiamo costruendo concetto di squadra e gioco, sono convinto che questa sia la strada». Arte e architettura, come nei tanti libri della casa sopra Firenze. Poi quadri moderni ai muri, un tavolo anni Cinquanta con la morsa di legno. Nuovo e vecchio, da conciliare. Allora cambiano cinque undicesimi della formazione iniziale: restano i centrali di difesa Bonucci e Chiellini, restano i tre centrocampisti Pirlo, De Rossi e Montolivo, resta Cassano. «Ma voglio vedere altri giocatori che hanno età e qualità per stare qui con continuità». Il palazzo di Prandelli, con affreschi di Fantantonio. «Ora l’errore che si può fare è limitarlo con la rigidità tattica, lui è libero perché in certe zone di campo è devastante e dobbiamo esaltare le sue qualità».

    Cassano che è cambiato e che diventerà papà. E Cesare che dal padre aveva imparato il rispetto per chi lavora: così in panchina è anche artigiano, falegname che sa di non poter costruire un letto in un giorno. «Serve pazienza, stiamo lavorando». Al Franchi stasera, contro le Far Oer, per tre punti e un passo, ben più convinto di quello barcollante contro l’Estonia, verso l’edificio del bel gioco. Ieri, ripasso: i tagli di Cassano e la profondità degli esterni, la ripartenza veloce e i calci piazzati, protezione dei centrali difensivi e interscambi in mediana. Sulla lavagna di Cesare, anche professore. A Firenze ha insegnato calcio per 5 anni «fantastici» e ieri ha riabbracciato «quella che è diventata la mia città, ci vivrò. Giocare qui sarà un’emozione fortissima e credo nell’intelligenza del tifoso fiorentino, non temo nessuna contestazione». Oggi l’incontro con Roberto Baggio. Ieri, alla rifinitura, 400 persone e molti applausi per lui, per Cassano, per tutti.

     

    Il ct che voleva fare architettura s’è costruito all’ateneo bianconero di Trapattoni, Zoff, Scirea, Platini e tutti gli altri, poi a Coverciano con l’ex difensore del Genoa Franco Ferrari, coordinatore della scuola allenatori della Figc. Prandelli ha preso la materia come fosse un pezzo di legno, ha provato i suoi intagli fino a 4-2-3-1 e 4-3-3, modulo di stasera come in Estonia. Davanti gioca Gilardino e sta fuori Pazzini. «Gila è uno che ha sempre tanta voglia di fare gol e ne avrà ancora di più». Terzo centravanti in tre partite, dopo Amauri e Pazzini. «Significa che abbiamo necessità di coinvolgere». Vale anche per i tifosi. «Squadra generosa e coraggiosa, per coinvolgere la nostra gente». Sulle fasce Antonelli e De Silvestri («Giocherò anche per Gabbo», dice l’ex laziale ricordando Gabriele Sandri, ucciso da un poliziotto in un autogrill); in porta Viviano, ragazzo di Fiesole, preferito a Sirigu. «Dall’inizio avevamo pensato di dare un’opportunità a entrambi». Infine, se la caviglia sinistra non dà noie, Rossi. Altrimenti Quagliarella.

    Poi, le richieste tattiche sulla lavagna, contro un avversario che sulla carta molto può permettere. «Ma non sottovalutiamo e lavoriamo sulla costruzione del gioco, il mio chiodo fisso». E su Totti? «Cassano ha specificato che vorrebbe giocarci insieme anche in un’amichevole e ha detto di non volermi mettere in difficoltà… è stato sincero, ha la volontà di recuperare il rapporto con Francesco che è stato per tanto tempo da fratello». E Cassano e Totti potrebbero trovarsi insieme, in autunno, in un’amichevole Unicef con Zidane e Ronaldo.

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