Italia-Serbia, Viviano:| 'I tifosi volevano non giocare'
Il portiere del Bologna e della Nazionale Emiliano Viviano ha parlato in esclusiva ai microfoni di Sky Sport24.
Com’è stato il risveglio e che ricordo ti rimane di quella notte?
Rimane la tristezza di non aver giocato, visto il bel clima che c’era prima della partita, visto lo stadio che aveva risposto alla grandissima, però sono cose che purtroppo fanno parte del calcio, le prendiamo e ce le teniamo, non c’è niente da fare.
Facendo un passo indietro, avevate avuto avvisaglie? È triste anche la storia del portiere della Serbia…
È triste, però non sapevamo, nel senso che quando siamo usciti a fare il riscaldamento era tutto tranquillo. Tra l’altro a me piaceva il clima che c’era, avevo visto i tifosi della Serbia, avevo detto: “sembra una partita tra club”. Poi, però, è sfociato tutto nel casino. Penso che l’obiettivo dei tifosi fosse quello di non giocare e l’hanno raggiunto.
C’è stato un momento in cui hai avuto paura?
Più che paura fisica, non era bello giocare e guardare continuamente quello che facevano i tifosi, visto che ormai avevamo capito che in qualsiasi maniera riuscivano a non farci giocare. C’erano parenti in tribuna, c’era mia moglie, più che altro avevo paura per loro, quando ho visto che provavano a sfondare, un po’ di timore c’è stato.
Ti sei fatto un’idea delle motivazioni?
Più o meno so, ho visto che bruciavano la bandiera dall’Albania, un po’ la storia si sa, però credo che non siano cose che devono riguardare noi. Purtroppo siamo entrati in mezzo a una manifestazione politica, non c’entrano gli ultras e lo stadio, credo che loro abbiano delle proteste verso la loro Federazione e hanno trovato la maniera di farle vedere nel miglior modo possibile, contro l’Italia e in Italia, quindi noi siamo finiti in mezzo a una situazione che non ci riguarda.
Hai parlato con Stankovic o altri giocatori?
Gli ho detto che mi dispiaceva per il fatto che io c’ero entrato in prima persona perché mi era arrivato il fumogeno, però loro erano più dispiaciuti di me. Ho visto Stankovic che piangeva perché giustamente non era una bella figura, è venuto a scusarsi a nome di tutta la squadra. Ma loro non c’entrano niente.
Che cosa ti verrebbe da dire a quelle persone?
Non sappiamo la storia personale di queste persone, non sappiamo quello che hanno vissuto quando c’era la guerra, di sicuro non mi metto io a fargli la morale, non saprei cosa dirgli.
Sei un uomo di sport: probabilmente se ti dicessero la rigiochiamo, non ti interesserebbe neanche avere i 3 punti?
Tutti noi vogliamo giocare, tutti noi abbiamo l’obiettivo di giocare e avere una serata divertente, però credo che decidano i nostri dirigenti. Certamente a noi fa sempre piacere giocare a pallone, perché non giocare per lo sport è sempre una sconfitta.
Adesso sei ancora un portiere imbattuto in Nazionale…
Per ora fortunatamente sì, speriamo di continuare a lungo come squadra, tanto l’obiettivo è quello della squadra. Dobbiamo sempre dimostrare il massimo perché siamo l’Italia, non prendere gol penso sia la base di partenza.
Adesso ti ritrovi Sirigu in Palermo-Bologna: vi siete messi d’accordo?
Spero di vincere la battaglia di squadra, poi quella del singolo può vincerla anche lui senza problemi, l’importante per noi sono i punti.
Cambia qualcosa in te come uomo dopo la serata di ieri?
No, perché comunque sono cose che in Italia succedevano 10-20 anni fa, quindi non è tutta questa tragedia, però dispiace. A me quello che rimane è positivo perché avevo visto un clima bellissimo, c’era tanta gente, c’era un clima ideale per giocare e vincere la partita, è finita com’è finita, pensiamo alla prossima.
Voi siete defluiti subito o avete avuto problemi?
No, non abbiamo avuto nessun problema, io sono uscito e sono andato a mangiare nel ristorante lì vicino allo stadio, nessun tipo di problema esterno.