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Italia donne, con il Sudafrica l’ultima chance di Bertolini: il suo destino è scritto, ma insultarla è da frustrati
Prima di capire di chi si tratta (al momento Alberigo Evani ha rifiutato, mentre rimangono in corsa sia Stramaccioni, sia Nicolato), è giusto spiegare perché Bertolini lascia. Intanto va detto che è una decisione della Federcalcio e che prescinde dagli ultimi risultati. Milena è stata sulla panchina delle azzurre per sei anni e, a mio sommesso avviso, doveva essere sostituita dopo la fallimentare esperienza all’Europeo (eliminazione nella fase a gironi). Invece, siccome aveva già fatto un pezzo di strada con le qualificazione a questo Mondiale, Gravina ha preferito confermarla anche se a tempo.
Ora è di fronte ad una partita, quella con il Sudafrica che può solo in parte modificare il giudizio sulla sua gestione. Ad una Coppa del Mondo, quella disputata in Francia, di grande qualità (Italia eliminata solo ai quarti di finale dall’Olanda) è seguito un Europeo deludende. La rassegna iridata attuale servirà a stabilire se il bilancio complessivo sia positivo o negativo. Ecco perché la partita di mercoledì ha un’importanza capitale. Da una parte, ed è l’aspetto più importante, stabilirà se l’Italia si qualificherà per gli ottavi, dall’altro inciderà sulla valutazione finale di questi sei anni di guida-Bertolini.
Personalmente sono convinto e fiducioso che le azzurre si qualifichino (serve la vittoria o, in subordine, un pareggio se l’Argentina, com’è probabile, non batte la Svezia), ma non so se questo basterebbe a dire che abbiamo fatto bene. Passare il girone era e resta il minimo sindacale. Non riuscirci sarebbe un fallimento e la chiusura peggiore per i sei anni di Milena, che dalla sua, a livello di risultati, potrebbe vantare solo quelli di quattro anni fa, in Francia.
In caso contrario, le azzurre e la loro c.t. avrebbero realizzato un risultato decoroso, ma nulla più. Dico questo perché, in caso di passaggio del turno, incroceremo le campionesse uscenti degli Stati Uniti o l’Olanda. Solo se battessimo una delle due si realizzerebbe il miracolo sportivo che, a questo punto, pochi sognano e verrebbe riabilitata anche la c.t., subissata in queste ore dalle critiche.
A proposito delle quali è necessario avere un atteggiamento laico. Da un lato, se arrivano e in modo anche massiccio, significa che il calcio femminile è cresciuto nell’immaginario dell’opinione pubblica fino a generare aspettative rilevanti. Dall’altro, come spesso accade, sono espressioni di esagerazioni senza capo né coda, per non parlare degli insulti generici o sessisti. Chi ama il calcio, non solo quello femminile, dovrebbe invece capire che, al di là di qualche errore della c.t. o delle ragazze, il nostro movimento sta esprimendo quello che è il suo valore. Non siamo, ma lo sapevamo già, competitivi con le grandi d’Europa e del Mondo, tuttavia abbiamo risorse che, in determinate condizioni, possono portarci lontano. E’ accaduto quattro anni fa, succederà, magari, al prossimo europeo. Ma prendersela con chi, da anni, lavora in campo femminile è puerile e frustrante. Non resta che battere il Sudafrica. Poi, potremmo avere ancora voglia di stupire.