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    Italia: Donnarumma non si discute, Balotelli è un rischio e deve dimagrire

    Italia: Donnarumma non si discute, Balotelli è un rischio e deve dimagrire

    • Giancarlo Padovan
    Anche se non richiesto, mi permetto di dare un consiglio al c.t. della nostra Nazionale, Roberto Mancini, a meno di ventiquattr’ore dall’esordio in Nations League, a Bologna, contro la Polonia.

    Leggo che il tecnico sarebbe incerto - ma io credo, invece, che abbia già deciso - tra il 4-3-3  il 4-2-3-1. Siccome non è vero che i sistemi di gioco non contano nulla, ma, al contrario, determinano sia la posizione, sia l’utilizzazione di determinati giocatori, sono convinto che il primo, ovvero il 4-3-3, sia più funzionale al tipo di partita (da vincere senza, però, perdere l’equilibrio) e allo stato di forma di almeno un centrocampista: mi riferisco a Benassi che nella Fiorentina sta facendo benissimo e del quale va colto l’attimo fuggente, sperando che non sia poi così fuggente.

    A partita in corso, poi, e a seconda del risultato, mi riserverei la carta del centrocampo a due con l’inserimento di Chiesa a fianco di Bernardeschi e Insigne, con Balotelli (o un altro) unica punta.

    Le scelte che Mancini ha fatto negli altri reparti mi sembrano totalmente da condividere.
    A cominciare da Donnarumma che partirà da titolare. E’ vero che il c.t. stravede per Perin (e fa bene), ma è vero anche che l’ex genoano al momento (e sottolineo al momento) non è titolare nella Juventus, dove, secondo programma, è stato superato da Szczesny. Sirigu è certamente un elemento affidabile, però non si può costruire il futuro con lui. Casomai con Cragno, anche se in queste prime uscite stagionali ha palesato qualche incertezza.

    Donnarumma non si può discutere. Giusto, a sinistra, puntare su Criscito (è nel pieno della maturità e Mancini lo conosce bene per averlo allenato allo Zenit), mentre a destra sarebbe servito qualcuno che giochi più di quanto faccia Zappacosta al Chelsea. Ma, a tal proposito, non ci si può inventare nulla.

    Diverso il discorso sui centrali alternativi a Bonucci e Chiellini che, a Bologna, cominceranno dall’inizio. Da Romagnoli a Caldara (quando giocherà) per proseguire con Rugani, i giocatori destinati al ricambio non mancano. Starà a Mancini avere il coraggio che troppo spesso manca agli allenatori dei club.

    I problemi maggiori, secondo me, sono a centrocampo. L’assenza, quasi cronica, di Verratti complica una situazione di penuria per quanto riguarda la qualità, anche se va detto con chiarezza che il giocatore del Paris Saint Germain, in azzurro, non è mai stato incidente, anzi.

    Credere in Jorginho è obbligatorio sia perché unico nel ruolo, sia perché ha reso (e sta rendendo) al massimo con Sarri. Giocare in un campionato qualificato come la Premier lo migliorerà, anche se deve imparare a buttare meno palloni nel vuoto.

    Su Pellegrini non ho i dubbi che, evidentemente, visto il non frequente utilizzo, attanagliano Di Francesco. Può darsi che il ragazzo (è del 1996) soffra la rinnovata concorrenza, può essere che dia per scontato di avere raggiunto il suo traguardo di crescita (non è così, ed esempi come quello di Ronaldo, che si allena più di prima, dovrebbero fungere da stimolo), magari è solo un po’ in deficit fisico. Fatto sta che, se da una parte non è ancora tornato ai livelli del campionato scorso, dall’altra difficilmente li raggiungerà giocando poco o non facendolo per nulla.

    Di Benassi ho detto. E’ in forma, è più spigliato di Gagliardini, è un “assaltatorte” (nel senso che va in area o tira da fuori) come dimostrano i tre gol in campionato. 

    Il resto, e parlo dell’attacco, è più Balotelli, di cui, nonostante tutto, sappiamo ancora poco (è maturato? è ancora forte? saprà reggere il reparto da solo? non dovrebbe dimagrire un po’?), che Bernardeschi e Insigne. Il primo, nonostante i tentativi di Allegri e, in minima parte, anche di Mancini, resta un esterno classico, al limite un trequartista, ma non ha il passo, né la gamba, per fare la mezzala.

    Il secondo deve essere più incidente, cioè deve fare più assist e più gol, perché è questo che anche Ancelotti si aspetta (e la sostituzione di Genova non è stata né indolore, né casuale). 

    Contro la Polonia sarà una partita complicata. E’ vero che al Mondiale di Russia i polacchi hanno  fatto malissimo (eliminazione ai gironi con due sconfitte e una vittoria), ma in squadra ci sono ragazzi di talento e persiste una coesione non secondaria per una Nazionale (giocano insieme da tempo).

    Anche loro hanno cambiato c.t. (poteva essere De Biasi se il presidente della Federazione, Boniek, non avesse cambiato idea) e, come noi, vogliono fare bene perché la Nations League è un’occasione di riscatto, una possibilità di migliorare il ranking e di restare nella prima fascia (c’è anche il rischio retrocessione).

    Il tempo delle amichevoli è finito. Ma, visto come le affrontavamo, forse era proprio questo che ci serviva.

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