Conte: 'Fare il ct è un lavoro durissimo, ma vado avanti a testa bassa inseguendo un sogno'
Antonio Conte prosegue il giro d'Italia. Catanzaro è la terza tappa del progetto 'Razzisti? Una brutta razza (...e non li vogliamo allo stadio!)' promosso dalla Figc per educare i giovani atleti delle scuole calcio. Il ct dell'Italia ha ricordato il suo infortunio agli Europei del 2000: "Alla Nazionale ho dato il ginocchio e una caviglia, ma l'ho fatto sempre volentieri, perché vestire la maglia azzurra è una cosa incredibile e quando inizi a giocare a calcio sogni di poter un giorno rappresentare il tuo Paese. A 16 anni, appena arrivato alla Juventus, ho sofferto per motivi personali, come tutti gli uomini del Sud ero legato alla famiglia e alle mie origini. Mi ero trasferito a Torino da solo, lasciando il sole e il mare e incontrando un ambiente tutto nuovo anche a livello climatico. E' stato un trauma, ma non volevo tornare da sconfitto a casa e, dopo un anno difficile, sono riuscito ad affermarmi e a rimanere 13 anni a Torino".
LIPPI - "Marcello è stato un grande maestro e, da allenatore, ci ha portato sul tetto del mondo. Dicendo che la percentuale di giocatori italiani da scegliere nel nostro campionato oggi è scesa al 35% rispetto al 2006, Lippi conferma che il lavoro del ct è diventato due volte più difficile, ma dobbiamo continuare a lavorare a testa bassa per cercare di raggiungere i nostri sogni. Bisogna fare un forte applauso alle squadre italiane impegnate nelle Coppe europee, un applauso benaugurante, con la speranza che possano arrivare più avanti possibile".