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Italia: con Mancini e Conte parte l’anno zero. Entusiasmo e fiducia, c'è speranza
La “nuova Italia” intesa come Paese e patria per ciascun cittadino muoverà i primi passi la prossima settimana allorchè, dopo l’investitura ufficiale e insieme con quella dell’organigramma definitivo della squadra, il governo indicato dal presidente Mattarella chiederà la fiducia ai due rami del Parlamento per poter cominciare la sua avventura guidato dal premier Giuseppe Conte anche lui (e forse ancora di meno) inatteso proprio come Roberto Mancini.
Il manifesto programmatico annunciato dal nuovo primo ministro è stato altrettanto chiaro e potente: “Sarò l’avvocato difensore del popolo italiano e il nostro Paese tornerà a farsi rispettare dall’Europa”. E’ curioso e anche significativo poter registrare come i due enunciati, malgrado la loro oggettiva differente valenza in quanto a peso specifico per la vita del nostro Paese, possiedano un fil rouge ideologico che li lega provvedendo ad affascinare l’immaginazione e ad alimentare le speranze di un popolo sfinito dalle chiacchiere.
Il voler essere dalla parte della gente e lavorare per la gente della quale anche i due “attori” principali fanno parte, se non sarà un semplice slogan, rappresenta sul serio quella cifra di autentica novità che gli italiani si attendevano per potersi liberare una volta per tutte dai lacci di un passato, anche recentissimo, diventato ormai insopportabile.
La fondazione della “Terza Repubblica” e, in sottordine, la rifondazione della nazionale azzurra consentono insieme di immaginare che per l’Italia stia sul serio partendo l’Anno Zero.
Come per ciascuna rivoluzione non violenta le speranze di coloro che credono nella buona riuscita dei programmi annunciati vengono stemperate dalle perplessità o addirittura dal tremendismo di quelli che, malgrado la volontà degli elettori, non sembrano aver alcuna intenzione di voler scollarsi dalle poltrone sulle quali pensavano di poter stare seduti sino al giorno della pensione e oltre.
Si tratta di un fatto fisiologico, naturalmente, destinato ad affievolirsi per poi scomparire con il tempo a patto che i nuovi direttori dell’orchestra non stecchino ma riescano a tradurre le promesse fatte in realtà quotidiana. E’ questo ciò che tutti noi ci attendiamo, per il nostro bene e soprattutto per quello dei nostri figli e nipoti. Un minimo di fiducia la dobbiamo avere senza comunque saltare subito sul carro del vincitore che in ogni caso, al momento, ancora ha vinto nulla ma allo stesso tempo non bisogna remare contro.
Insomma, vale per Giuseppe Conte così come per Roberto Mancini, lasciamoli partire e lavorare sostenuti dall’entusiasmo che dicono di avere. Soltanto successivamente e a lavori in corso avremo il diritto di giudicare.