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    Italia: bravo Spalletti e Chiesa di valore assoluto, ma perché rispolverare Jorginho?

    Italia: bravo Spalletti e Chiesa di valore assoluto, ma perché rispolverare Jorginho?

    • Gianfranco Accio
    “E adesso viene il bello” dice Spalletti ai microfoni della Rai. Missione compiuta. Passiamo noi grazie ad una vittoria ed un pareggio con l'Ucraina. Dicevo di uno Spalletti raggiante a fine gara, quando, lo spagnolo Gil Manzano, ha decretato la fine dell'incontro. Il tecnico toscano, nativo di Certaldo, era arrivato alla stadio con una cuffia blu per preservare la sua lucente pelata, dal freddo di Leverkusen. Inno cantato a squarciagola e andare con il vento in poppa. Insomma Spalletti si è portato con sé, nello stadio tedesco della Renania settentrionale alcuni taumaturgici effetti positivi, proprio per dare agli azzurri quella consapevolezza e quella vicinanza che un grande selezionatore, da autentico scudiero, deve trasmettere ai suoi ragazzi. Anche nella ripresa, quando gli ucraini hanno espresso tutto il loro ardore patriottico e la loro cristallina vivacità, Spalletti ha cercato di reprimere il nervosismo, che col passare dei minuti, montava in lui ad ogni proiezione offensiva degli “eredi” di Shevchenko. Infine il tripudio e l'abbraccio corale a tutto l'ambiente, compresi gli ammirevoli tifosi, che dagli spalti, hanno incoraggiato la nostra squadra. Bandiere tricolori firmate, maglie azzurre (per l'occasione bianche) siglate con contagioso entusiasmo, sono stati i momenti più felici per un tecnico che aveva dovuto raccogliere i cocci lasciati “dall'Arabo Mancini”. 

    Non possiamo che rallegrarci con l'ex allenatore del Napoli, per un lavoro che richiedeva tanta pazienza e un minuzioso riassemblaggio del gruppo, in preda ad una sorta di sconforto per l'abbandono improvviso della precedente conduzione di Mancini. Certo, anche il neo tecnico della Nazionale, ci ha offerto qualche sorprendente scelta. Buono l'inserimento di Buongiorno, ma meno comprensibile, a mio parere, quel rispolverare un “soprammobile” ormai già in soffitta, che ci ha fatto tremare e soffrire anche a Leverkusen, con una partita che non può andare aldilà di una benevolente sufficienza. Mi riferisco a Jorginho, che dopo tre rigori consecutivi gettati nella spazzatura (con la Svizzera, l'errore dagli 11 metri ci costò la partecipazione al mondiale) avrebbe dovuto recitare il ruolo da spettatore, magari da un posto privilegiato in tribuna ma mai tornare in Nazionale. Niente di tutto ciò. Luciano ha creduto in lui, tentando generosamente, di “rianimarlo”, ma la terapia riabilitativa è risultata, pure stasera, assolutamente inutile. Dell'italo-brasiliano ho contato una trentina di tocchi in orizzontale, un passaggio in verticale e una palla persa nella nostra trequarti, in modo dissennato che, per puro caso, non si è trasformata in gol per l'Ucraina. Correva il 43esimo minuto del primo tempo. Nella ripresa, gli concedeva una sorta di riscatto, ma doveva arrendersi, facendolo uscire, al settantesimo. Al suo posto metteva, negli ultimi “infernali” 20 minuti di vera sofferenza, il romanista Cristante

    A questo proposito è doveroso ricordare l'episodio che avrebbe potuto farci subire ed ingoiare l'ennesima beffa. Al terzo minuto di recupero, in una penetrante azione degli ucraini, proprio Cristante interveniva su Mudrak che volava (come si diceva una volta) per le terre. L'arbitro Manzano si appellava al Var che sentenziava la prosecuzione del gioco. In altri termini non c'erano, come si dice, gli estremi per il calcio di rigore. 

    Terminiamo con l'eroe della serata. Già contro la Macedonia del Nord, lo juventino Chiesa, aveva sfoderato tutta la sua pregiata inventiva tecnica calcistica, per vincere la nostra idiosincrasia a questo spigoloso avversario. Con l'Ucraina non ha segnato, ma la sua prestazione è di valore assoluto, non solo in attacco ma anche in difesa, nonostante le aggressioni di gioco esperite dal rosso Kanoplia, che si è opposto maldestramente alla sua inarrestabile dinamica offensiva. Archiviata la pratica Ucraina, riparte il campionato con una gara d'eccellenza. Quel derby d'Italia tra Juventus ed Inter che fa sempre infiammare le opposte tifoserie. Sarà uno step fondamentale per capire quali saranno le protagoniste di un campionato che sta assumendo un'identità dai contorni affascinanti. Juve ed Inter scioglieranno ogni riserva, affrontandosi, speriamo vivamente, senza stress ed esasperazioni agonistiche.

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