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    Italia alle Final Four, che capolavoro! Ora bisogna convincere Mancini a restare

    Italia alle Final Four, che capolavoro! Ora bisogna convincere Mancini a restare

    • Giancarlo Padovan
      Giancarlo Padovan
    Il lavoro è finito ed è stato un capolavoro. L’Italia è nella finale a quattro della Nations League e si giocherà il primo posto in casa, tra Milano e Torino, nell’ottobre del 2021. Sarà subito dopo l’Europeo itinerante di giugno e luglio che, guarda caso, comincerà a Roma per concludersi a Londra.

    Non sarà un torneo di consolazione, ma la celebrazione del meglio del calcio continentale. Con gli azzurri, infatti, ci saranno Francia, campione del mondo uscente, Spagna e Belgio. Di più non si può chiedere anche perché è possibile che una delle quattro abbia trionfato qualche mese prima.

    Senza affanni e con molti squilli (due gol, un palo e una traversa, un rigore negato, almeno un paio di occasioni clamorose), la Nazionale ha vinto anche in Bosnia giocando un calcio divertente e cristallino, come è ormai nel marchio di fabbrica di Roberto Mancini, anche ieri assente per Covid e anche ieri sostituito con compostezza da Chicco Evani.

    Nella nottata della certificazione della superiorità azzurra del girone, l’Italia ha segnato con Belotti e Berardi, un gol per tempo (entrambi bellissimi perché in acrobatica pulizia di calcio), messo in mostra un Insigne sempre più padrone del ruolo e del carisma, beatificato Locatelli come centrocampista di grande presente oltre che di certissimo futuro. Sarà dura anche per Verratti riconquistare il posto da titolare, perché i ragazzi del Sassuolo (Locatelli e Berardi che si sono cercati e trovati nel 2-0) chiedono strada e la stanno ottenendo.

    Con loro, sempre più convincente e ormai intoccabile anche se tornasse Chiellini, è un ex Sassuolo, cioè Acerbi, oggi forse il miglior centrale difensivo italiano.

    La Nazionale si è schierata con il solito 4-3-3 e gli stessi interpreti che avevano battuto la Polonia, fatta eccezione per Bernardeschi avvicendato da Berardi. L’inizio, per una volta, non è stato buono. Da un errore di Bastoni è nato un 2 contro 2 al limite dell’area con tiro di Krunic (esterno destro), deviato provvidenzialmente dal corpo di Florenzi, capitano per la seconda gara consecutiva (uscito all’intervallo, la fascia è andata ad Insigne).

    L’Italia comincia a giocare quattro minuti dopo (6’) quando Berardi, a sinistra, rientra e crossa, Emerson Palmieri, di testa, fa da sponda per Belotti che ciabatta fuori di destro.

    E’ un avviso di quanto accadrà nei trenta minuti successivi. L’Italia schiaccia l’avversario nei quaranta metri restanti e comincia a martellarlo con variazioni che vanno dal possesso palla alle percussioni, dai cambi di campo alle ripartenze in campo corto.

    Non bisogna aspettare troppo (22’) per il gol del vantaggio e non occorre essere dei veggenti per pronosticare che un protagonista sarà Locatelli che recupera palla a metacampo, il co-protagonista sarà Insigne, che fugge via a sinistra e distilla un cross con l’esterno destro e il mattatore - stavolta sì, senza dubbio alcuno - è Belotti. Il centravanti del Torino allarga l’interno destro e mette all’angolo di destra del portiere Piric.

    Meno di tre minuti (25’) e la partita - come raccomanda sempre Mancini - sarebbe chiusa. Belotti difende in acrobazia un pallone ostico e lancia Berardi in area. L’esterno frena, va sul sinistro e batte sicuro: Piric c’è e vola a deviare.

    Ecco, se proprio dobbiamo trovare un difetto alla Nazionale, è che lascia passare troppo tempo tra il vantaggio e il raddoppio, sempre nei piedi dei nostri ragazzi, sempre in procinto di arrivare, ma troppo spesso procrastinato.

    Nel caso della partita di Sarajevo si è dovuto attendere il 67’ perché tutto fosse definito e compiuto. L’azione è un’esclusiva di sapore emiliano, provenienza Sassuolo, provincia di Modena. Locatelli imbecca il taglio di Berardi (o è Berardi a dettare il suggerimento a Locatelli?) e l’esterno è bravo ad insaccare al volo.

    In mezzo e dopo quest’azione da manuale del calcio, succede un po’ di tutto. Un'ammonizione dalla panchina azzurra (proteste di Romagnoli che si alza la tuta e mostra il numero di maglia all’arbitro come uno scolaro renitente), un rigore negato a Belotti (pessimo arbitro anche il portoghese Dias), una splendida traversa di Bernardeschi, entrato per Berardi all’82’.

    Non è sbagliato dire che l’Italia avrebbe dovuto capitalizzare prima. In particolare al 39’ del primo tempo, forse con il contropiede più bello di serata. Cambio di fronte - da destra a sinistra - di un sempre meno contenibile Barella, Insigne elude l’avversario e caracolla verso l’area. Quando arriva al limite scocca la freccia e il pallone, indirizzato sull’angolo lontano, bacia il palo ed esce.

    Colpa di Lorenzo il Magnifico? Per nulla. E’ che si trattava di essere più concreti ancora con Belotti, in ritardo sul cross di Barella (34’) e Locatelli (60’) in ritardo sul diagonale di Acerbi.

    Giusto per togliersi qualsiasi patema e non rischiare nemmeno con il contingente e l’occasionale.

    La Bosnia è stata inesistente, ma una parata decisiva Donnarumma l’ha fatta (e sarebbe stato momentaneo pareggio) su conclusione di Previjak (38’).

    Ma son dettagli, ai quali, da qui alla primavera prossima, provvederà Mancini. Il 7 dicembre c’è il sorteggio per la qualificazione mondiale in Qatar. L’importante, comunque vada il 2021 con Europeo e Nations League, sarà mantenere il c.t al suo posto. Sembra scontato, ma non lo è.

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