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Isabella Cardone a CM: 'Vi racconto il progetto Pink Bari'
Che bilancio si può fare, dopo la sconfitta di oggi (0-2) contro il Tavagnacco?
“Sono delusa dal punteggio e non dalla prestazione. Purtroppo deteniamo un record negativo in fatto di autoreti, con oggi è la terza che subiamo, e questa volta ha indirizzato la gara su certi binari dopo che nei primi 25-30 minuti avevamo tenuto bene il campo, facendo la nostra partita e senza subire la pressione dei nostri avversari. Il Tavagnacco ha valori importanti, un’ottima organizzazione di gioco, per trenta minuti abbiamo tenuto loro botta ma ci è mancata incisività a livello offensivo per riprendere. Come sempre nel calcio la differenza la fanno gli episodi. A dieci-quindici minuti dalla fine abbiamo preso la seconda rete e non c’è stato più niente da fare”.
Più delusa o soddisfatta di questa prima parte di annata 2014/2015 per la sua squadra?
“Al di là dei singoli risultati stiamo crescendo. Questa è una categoria per chi è neo promosso come noi che ti impone di dover crescere nel tempo. Diciamo che al di là delle sconfitte abbiamo dimostrato di sapercela giocare anche con squadre molto più forti di noi come Torres, Verona e Tavagnacco stesso, dove abbiamo magari contraccolpi psicologici alla prima rete subita, dopo magari aver retto molto bene il campo nelle prime frazioni. Io comunque sono fiduciosa, so dove possiamo migliorare, purtroppo come detto per adesso anche la sfortuna ed i tanti autogol subiti stanno facendo la differenza. Sono convinta che cresceremo presto in esperienza, considerando anche il fatto che in squadra ci sono anche due elementi rispettivamente classe 1997 e 1999”.
Nella rosa delle Pink Bari figurano tre straniere: le slovene Ines Spelic (difensore) e Kaja Jerina (punta) più la centrocampista francese Saida Akherraze. In via di definizione è invece il “transfer” dell’attaccante scozzese Lana Clelland, disponibile soltanto dal mese di gennaio. Quanto aggiungono o quanto tolgono le straniere nel campionato di calcio femminile?
“Purtroppo oggi Kaja Jerina ha disputato la sua ultima partita con noi Kaja Jerina, tornerà in Slovenia ma manca davvero poco all’ufficializzazione della Clelland. Per quello che è la mia esperienza nella Pink Bari devo dire che le straniere hanno aggiunto molto alla nostra squadra: la Spelic si è dimostrata una pedina importante, la Akharraze è quasi una leader che si adatta a molti ruoli ha sposato in maniera significativa il nostro progetto. Dalla Clelland abbiamo bisogno nel reparto d’attacco perché ci mancano i gol e credo che con la sua esperienza possa farci fare il definitivo salto di qualità in attacco. Poi a gennaio speriamo che il club possa reperire un ultimo tassello per completare al meglio la rosa. Sono molto felice delle ragazze straniere della squadra perché secondo me come Pink Bari dobbiamo confrontarci anche con le realtà fuori dall’Italia anche perché può accadere che proprio da fuori Bari si decida di non credere nel nostro progetto, mentre chi viene dall’estero capisce i nostri principi, la nostra idea di calcio e cosa vogliamo sviluppare nel corso del tempo”.
Si è visto un po’ di effetto trascinamento in termini di interesse e seguito sulla Pink Bari dai risultati positivi della Nazionale italiana donne guidata da Antonio Cabrini?
“Più che su quanto è avvenuto per la Nazionale italiana femminile devo dire che a Bari stiamo sviluppando un progetto che sta dando i suoi effetti, soprattutto dopo la promozione della passata stagione e la partnership con il club presieduto da Gianluca Paparesta che ci ha dato tanta visibilità e che ad esempio ha portato che io non potrò mai dimenticare come quella del 13 aprile scorso quando vennero a vedere la squadra della Pink ben 500 persone. Ma la settimana scorsa è venuta a vederci anche Patrizia Panico, che è un simbolo del calcio femminile, che quindi evidentemente ha capito cosa si sta sviluppando da noi. Abbiamo un eccellente settore giovanile visto che ci stiamo spendendo molto sulle scuole calcio. Poi, è ovvio che molto di ciò che accadrà in termini di visibilità futura dipenderà dai risultati che otterremo con la prima squadra e quindi sarebbe fondamentale una nostra salvezza quest’anno per poter fare almeno un altro anno in serie A”.
Si è molto discusso del ruolo che il presidente della Figc Carlo Tavecchio potrebbe avere sul calcio femminile italiano. Quali sono le richieste principali da rivolgergli per un suo rilancio definitivo?
“La prima cosa da fare è sviluppare i settori giovanili del calcio femminile ed ad esempio togliere la regola assurda che solo una giocatrice sotto i sedici anni possa giocare nel nostro massimo campionato. Devono essere i club ed i singoli allenatori a decidere se ad esempio una ragazza di quattordici anni non sia già pronta per la nostra serie A. Poi è inutile operare una riforma sulla serie A se non si pensa anche alle categorie inferiore. Penso alla serie B dove militano anche squadre che non hanno vinto il campionato di serie C ma semplicemente hanno pagato una quota per discutare il torneo cadetto. Penso anche ad una serie B a due gironi con i play-off. Con tutto il rispetto per la Panico, simbolo ed eccellenza del calcio femminile italiano, bisogna che il nostro c.t. possa permetterci di scegliere su 50 mila possibili nazionabili e non su 50, magari anche di età molto giovane. Dobbiamo prendere ad esempio in questo a quanto sta accadendo in Germania, Francia o Olanda che allargando il bacino di utenza, hanno creato maggior concorrenza e competitività a partire dai singoli tornei per club”.