'Io, piccolo Balotelli, senza scuola e senza sport'
L.C.
Mamadou ha 14 anni e fa il venditore ambulante per strada. Vorrebbe andare a scuola ma ha bisogno di soldi per pagare l’affitto. Vorrebbe giocare a calcio ma le regole della Figc per i minori stranieri glielo impediscono. Ha il talento nei piedi e può esprimerlo soltanto in allenamento. Durante le partite resta sugli spalti a vedere i suoi compagni di squadra. Ogni mattina si sveglia alle 7. Col gelo o con la pioggia, sale sull’autobus con il suo borsone, attraversa tutta la città e si apposta fuori dal bar Nepentha. Per quasi tutti è un “vucumprà”, soltanto un “vucumprà”. Per qualcun altro è diventato la mascotte del quartiere. Tutti gli vogliono bene ma nessuno si chiede perché, perché un bambino di 14 anni sia costretto a lavorare, qui, a Firenze, nell’Italia che parla di integrazione ma che permette a un minore di lavorare sui marciapiedi. Tutti passano e non si fermano. Soltanto un euro d’elemosina, «così ti prendi un caffè». I servizi sociali del Comune di Sesto Fiorentino (dove vive Mamadou) conoscono la sua storia da quasi due mesi ma fino ad oggi il ragazzino ha continuato a vendere accendini. Vende anche i cappellini della Fiorentina. Tifa viola e sogna di diventare come Babacar, oppure Balotelli. Proprio come loro, anche Mamadou è attaccante e in allenamento dà spettacolo: «Ho già segnato più di cinquanta gol» racconta al quotidiano Corriere fiorentino. La Virtus Firenze l’ha accolto a braccia aperte. Si allena sui campi della società per due volte a settimana ma per lui niente partita. «Sarebbe bellissimo poter scendere in campo in una gara ufficiale insieme ai miei compagni». Ma non può essere tesserato. I regolamenti della Figc su questo sono chiare: i calciatori stranieri minorenni che richiedono il tesseramento per una società della Lega Nazionale Dilettanti, devono presentare «il certificato di residenza anagrafica attestante la residenza in Italia e il permesso di soggiorno che dovrà avere scadenza non anteriore al 31 gennaio dell’anno in cui termina la stagione sportiva per la quale il calciatore richiede il tesseramento». Il permesso di soggiorno a cui si fa riferimento è quello dei genitori, visto che la regolarità sul suolo italiano del minore straniero dipende dalla posizione giuridica della madre e del padre. Peccato che quelli di Mamadou vivono in Senegal: «Tutti i miei familiari sono in Senegal, mamma, babbo e fratello, sorella». I genitori potrebbero essere sostituiti dalla figura di un Tutore, che però non è ancora stato nominato. E lui la domenica resta fuori rosa, costretto a seguire la partita dei suoi compagni dalle tribune. «Faccio il tifo per loro» dice nel suo italiano incerto, quello che impara proprio grazie ai suoi compagni di squadra. Mamadou è arrivato qui la scorsa estate, da solo, dopo un lungo viaggio tra Mali, Algeria, Tunisia, Francia. Ha trovato casa a Sesto Fiorentino, piccolo Comune alle porte di Firenze, dove paga 127 euro di affitto, una cifra che riesce a mettere da parte grazie all’assidua vendita ambulante, tra calzini e carità. «Sono costretto a lavorare, vorrei andare a scuola ma se vado a scuola come faccio a guadagnare i soldi per pagare l’affitto?». Condivide la sua modesta casa insieme ad altri senegalesi, tra i quali un lontano parente, lo stesso uomo che, alla fine dell’estate, ha intercettato il presidente della società calcistica Virtus Firenze chiedendo di far allenare Mamadou. «Tempo fa un signore di colore mi fermò per strada e, sapendo che mi occupavo di calcio, mi segnalò Mamadou, dicendomi che era molto forte – racconta il presidente della Virtus Firenze Ciro Carotti - Abbiamo deciso di accoglierlo in squadra per favorirne l’integrazione e ci siamo subito accorti che è un vero fenomeno. Difficilmente ho visto un ragazzino della sua età con questo talento». All’inizio di dicembre, Carotti segnala la situazione di Mamadou ai servizi sociali del Comune di Sesto Fiorentino, che cercano di far luce sulla storia del piccolo ragazzo. Gli operatori dei servizi sociali non escludono perfino la “tratta dei calciatori”, un’emigrazione incentivata dai familiari del ragazzino per farlo sfondare nel mondo del calcio, dato il suo talento. Anche i servizi sociali appurano che il piccolo Mamadou lavora quotidianamente per strada ma, nonostante questo, passano quasi due mesi prima che venga individuata una casa famiglia. Proprio in questi giorni, grazie anche all’interessamento del Corriere fiorentino, Mamadou sta facendo il suo ingresso in una struttura protetta, dove trascorrerà le sue giornate lontano dalla strada. Poi comincerà ad andare a scuola e, burocrazia permettendo, potrà trovare anche un Tutore che si occuperò del suo tesseramento. E finalmente potrà esprimere il suo talento anche in partita, continuando a fabbricare gol e sognare Babacar.