Seconda sconfitta in due partite in casa nel 2015, una vittoria nelle ultime 5 gare, due nelle ultime 12. E ancora 12 punti nelle ultime 12 sfide di serie A e terzo posto, obiettivo stagionale sbandierato ai quattro venti, lontano 7 punti. Sono sufficienti questi numeri per certificare la crisi del Milan, ma per avere un'analisi più completa è necessario mettere sotto la lente d'ingrandimento le prestazioni. Bisogna parlare del gioco, pardon 'lo stare in campo', di una squadra senza idee e senza spunti, che per la seconda volta in una settimana ha fatto vivere una giornata da spettatore non pagante al portiere avversario di turno, un insulto alla gloriosa storia rossonera. Quando c'è qualcosa che non va scaricare la colpa su qualcuno è la via più semplice, ma è chiaro che Inzaghi e chi ha sponsorizzato il suo nome, abbiano il dovere di dare delle risposte ai milioni di tifosi del Milan. Lo stesso Montolivo, in una recente intervista, ha parlato del suo tecnico come un potenziale fuoriclasse della panchina, ma che, parafrasando le sue parole "deve ancora imparare bene il mestiere". Il Milan non gioca a calcio, il lavoro di Inzaghi finora non ha portato risultati. Quello che conta di più nel calcio. Dargli tempo o cambiare i piani inziali, vincere subito o continuare un progetto a lungo termine, con la consapevolezza di rischiare di ripetere un'altra stagione anonima. Il ritorno di Sacchi a Milanello non può essere casuale, che il Milan abbia sopravvalutato il suo tecnico? Serve una risposta chiara.