Inzaghi, Sacchi, Bindi, Mattarella. Gli autogol di Berlusconi non finiscono mai
"Abbiamo speranza che Inzaghi possa maturare", ha sibilato ieri l'ex premier durante l'insediamento del nuovo Capo dello Stato. Con tanti saluti alla necessità di rincuorare e sostenere il giovane allenatore, da Berlusconi stesso voluto, così come aveva voluto Seedorf, salvo silurarlo sei mesi più tardi nonostante i 35 punti conquistati dall'olandese nel girone di ritorno (soltan to Conte e Garcia avevano fatto meglio di lui). Per la cronaca, Seedorf risulta tuttora a libro paga del Milan sino al 30 giugno 2016. Ma quando Berlusconi ha scelto Inzaghi, non sapeva che si trattasse di un esordiente assoluto su una panchina di serie A e quindi avesse il diritto di fare esperienza e quindi anche di sbagliare?
Ma il 3 gennaio scorso, a Milanello, chi ha detto: "Siamo più forti della Roma"? Berlusconi o Inzaghi?
Ma il 16 gennaio scorso, chi si è presentato a Milanello con Sacchi, senza precisare quale ruolo l'ex ct debba occupare nell'organigramma rossonero e indebolendo la posizione di Inzaghi, comprensibilmente lesto ad affermare: "Arrigo è un guru, però io faccio di testa mia"? Ma il 23 gennaio scorso, a Milanello, prima del doppio ko con la Lazio, chi ha detto: "Il nostro organico non ha niente da invidiare a nessuno?". Berlusconi o Inzaghi?
Ma per ordine di chi Galliani ha fatto 6 acquisti sul mercato invernale, passando da Torres e Van Ginkel in estate ad Antonelli, Bocchetti, Cerci, Destro, Paletta e Suso?
Il guaio è che Berlusconi gli autogol li segna non soltanto a Milanello. Due li ha siglati anche al Quirinale. Incrociando Rosy Bindi, ha sbottato: "Ho visto che ha versato lacrime di commozione per l'elezione, non ce l'aspettavamo da un uomo, pardon, da una donna come lei". Serafica la replica: "Mi aspettavo che lei fosse diventato più galante, ma mi pare che non ci sia nulla da fare". Poi la solita barzelletta che non fa ridere. "Un mafioso viene fermato dalle forze dell’ordine che gli chiedono cosa nasconda nel bagagliaio. Una calcolatrice, risponde lui. E quando gli trovano una lupara, si giustifica: «Noi i conti in Sicilia li facciamo così».
Sergio Mattarella è siciliano. Come lo era suo fratello Piersanti, ammazzato dalla mafia il 6 gennaio 1980, a Palermo. Piersanti aveva 45 anni, era il presidente della Regione Sicilia. Morì fra le braccia di Sergio. Forse anche questo Berlusconi non sapeva.
Oggi pomeriggio, Berlusconi ha telefonato a Galliani per ribadire che concede tempo e fiducia a Inzaghi. Deve essere maturato in una notte.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com
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