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    Inzaghi pensa alla Champions e soffre, poi ci pensa Correa: così l’Inter resta in scia di Milan e Napoli

    Inzaghi pensa alla Champions e soffre, poi ci pensa Correa: così l’Inter resta in scia di Milan e Napoli

    • Francesco Marolda
      Francesco Marolda
    Per un tempo un’Inter un po’ così così, di inutile pressione e sofferenza, e per l’altro, invece, un’Inter che torna ad essere gran squadra. Con Barella bel protagonista per mezza partita e, poi, con Correa che mette i conti a posto con due gol dopo essere stato tra i più in ombra. E il risultato è giusto. Sacrosanto. Due gol e tre punti che rafforzano, dunque, il ruolo di primo “cacciatore” del Napoli e del Milan.

    Pensa alla Champions e pure al derby che s’avvicina a passi rapidi, Inzaghi. Ci pensa e ci ripensa e cambia tutto. Una rivoluzione o, se si vuole, uno di quegli abbondantissimi turn-over ai quali ci si affida per far riposare più di mezza squadra alla vigilia di appuntamenti assai importanti. Pure perché l’Inter non è squadra che diventa più debole (o assai più debole) per questo. Ha una rosa sì profonda e di qualità, infatti, che le consente tutto senza dover temere chissà cosa. E allora un po’ di respiro per Martinez e Sanchez, per D’Ambrosio e de Vrij, per Darmian e per Dimarco e un obiettivo solo: dopo il successo di Empoli riprendere spedito il cammino in campionato per non lasciare andare il duo di testa. Il problema è che dall’altra parte c’è una delle squadre più complicate da mettere sotto. Quell’Udinese che se è vero che non vince dal 12 settembre, è vero pure che a Milano ci arriva dopo quattro pareggi e quattro discrete prestazioni, anche se col solito problema: quello del gol. Che poi è il peccato mortale di questa squadra che, altrimenti, potrebbe essere titolare d’una classifica migliore.

    E che sia una domenica di corsa e sofferenza, l’Inter lo capisce immediatamente. Gotti, infatti, pur avendo desiderato per l’intera settimana un’Udinese capace di far gioco e di non starsene soltanto bassa bassa in attesa della ripartenza giusta, si ritrova subito messo in gabbia da chi gli sta di fronte. E’ l’Inter, infatti, a mettere pressione alla partita. Gioca, palleggia, cerca spazi, verticalizza appena può e non rinuncia certo alla giocata personale. E’ soprattutto Barella a darsi da fare, tant’è che un meno di mezz’ora sono sue almeno cinque conclusioni, una delle quali (13’) costringe Silvestri a salvarsi con i piedi.

    Insomma, è l’Inter che comanda. Che lascia all’Udinese soltanto briciole d’attacco. Ma non per questo le cose vanno granché bene. Nel senso che la pressione nerazzurra è spesso faticosa, poco rapida e quasi mai pericolosa vista la gran difesa che porta in campo l’Udinese. Non potendo giocare come gli piacerebbe, infatti, Luca Gotti davanti a Silvestri piazza una riga a cinque e davanti a questa un’altra formata dai tre centrocampisti. Insomma, mai meno di otto bianconeri su due linee assai ravvicinate. Logico pure, dunque, che l’Inter abbia difficoltà a trovare gli spazi necessari per far male. E, infatti, così è. Per un tempo intero, tranne un paio di sortite di Stryger Larsen, più occasionali che studiate (parata di Handanovic, 5’, e palla fuori, 43’), è infatti un monologo interista. Non sempre interessante, divertente, esaltante in verità, ma continuo, asfissiante, seppure mai vincente. Una pressione che aumenta nel secondo tempo.

    Tant’è che l’Udinese, oltre a non saper “uscire” più, manco più riesce a tener palla a distanza di sicurezza da Silvestri. S’abbassa, l’Udinese. S’abbassa troppo. Cosa che, si capisce, aumenta il rischio di prendere gol. E infatti così è: lancio di Bastoni, velo di Perisic e Correa mette il pallone in porta di potenza e precisione. Dopo tanta fatica l’Inter passa. E il gol cambia le cose. Cambia il risultato, la partita, ma soprattutto cambia l’Inter che ora tratta il pallone con ritrovata sicurezza e leggerezza. E non ce n’è più per l’Udinese, mentre parte la giostra delle sostituzioni: Wallace per Jajalo e Deulofeu per Success (appena prima del centro di Correa) e poi anche Arslan per Makengo per cercare, inutilmente, la forza di reagire in casa bianconera. Inutilmente perché (68’) Correa fa gol di nuovo. Stavolta è di Dumfries il cross sul quale l’argentino s’avventa con successo. E messo il risultato in sicurezza cambia pure Inzaghi: Sanchez proprio per Correa, Vidal per Calhanoglu, poi Sensi per Barella e Lautaro per Dzeko, infine anche Dimarco per Perisic quando la partita è ormai decisa. 

    In verità c’è anche una rabbiosa reazione bianconera con gol di Deulofeu dopo un lungo flipper, ma proprio in avvio di quell’azione c'era un fuorigioco e quindi punto e a capo. Un gol che, oltre che inutile, probabilmente sarebbe stato anche un eccessivo riconoscimento per quest’Udinese troppo ripiegata su se stessa per poter sperare di scansare la sconfitta.

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    IL TABELLINO

    Inter-Udinese 2-0


    Marcatori: 15’, 23’ s.t. Correa

    Assist: 23’ s.t. Dumfries

    Inter (3-5-2): Handanovic; Skriniar, Ranocchia, Bastoni; Dumfries, Barella (dal 34’ s.t. Sensi), Brozovic, Calhanoglu (dal 25’ s.t. Vidal), Perisic (dal 40’ s.t. Dimarco); Correa (dal 25’ s.t. Sanchez), Dzeko (dal 35’ s.t. Lautaro).

    Udinese (3-4-2-1): Silvestri; Becao, Nuytinck, Samir; Molina (dal 44’ s.t. Soppy), Jajalo (dal 14’ s.t. Walace), Makengo (dal 24’ s.t. Arslan), Stryger Larsen (dal 24’ s.t. Udogie); Pereyra, Success (dal 14’ s.t. Deulofeu); Beto.

    Ammoniti: Beto (U), Pereyra (U)

    Arbitro: Juan Luca Sacchi (della Sezione di Macerata).

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