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    Inzaghi ha la panchina migliore, ma se l'Inter vuole vincere la seconda stella non può sbagliare cambi e turnover

    Inzaghi ha la panchina migliore, ma se l'Inter vuole vincere la seconda stella non può sbagliare cambi e turnover

    • Alberto Cerruti
      Alberto Cerruti
    Tutto incominciò il 5 febbraio 2022 quando l’Inter, in vantaggio per 1-0 alla fine del primo tempo dopo il gol di Perisic, subì il sorpasso del Milan che vinse il derby grazie alla doppietta di Giroud e gettò le basi per il secondo sorpasso in classifica, volando verso lo scudetto. Da allora sono passati quasi due anni e i tifosi rossoneri ringraziano ancora l’Inter in generale e Inzaghi in particolare per quel regalo, perché nessuno credeva che la squadra di Pioli potesse vincere quello scudetto arrivando a meno uno dalla seconda stella. Ricordare per credere quei tre cambi di Inzaghi nella ripresa, dopo 70’ dominati dai nerazzurri, prima con Dimarco e Sanchez al posto di Perisic e Lautaro e poco dopo con Vidal in quello di Calhanoglu. Tre mosse che cambiarono gli equilibri, favorendo il doppio dispetto di Giroud.

    Nel 2023 l’Inter ha poi vinto cinque derby su cinque e ha stravinto l’ultimo umiliando il Milan con un ineccepibile 5-1, al termine del quale tutti hanno pensato che la squadra di Inzaghi è la grande favorita per conquistare lo scudetto e la seconda stella. Un pronostico pressoché unanime per due motivi: perché nel frattempo il Napoli e la Juventus avevano già perso terreno, ma anche perché l’Inter rispetto alla concorrenza ha un organico più ricco per quantità e qualità.

    Eppure è bastata la clamorosa sconfitta in casa contro il Sassuolo, subendo un’altra rimonta con lo stesso punteggio finale del derby di due stagioni fa, per rimettere in discussione tutto. E’ vero che in ogni caso è presto per esaltare e condannare una squadra, come hanno dimostrato per opposti motivi Milan, Juventus e Napoli con i loro successi, ma Inzaghi al suo terzo campionato sulla panchina dell’Inter non ha più alibi anche perché ha già riscosso la fiducia anticipata della società che gli ha prolungato il contratto. Se, come è vero, ha la panchina migliore, a maggior ragione non deve sbagliare i cambi e il turnover, come invece fa spesso. Per questo è più bravo a preparare le partite a eliminazione diretta o le finali, perché in quel caso schiera sempre la formazione migliore. Diverso, invece, è il caso quando deve fare calcoli tra una partita e l’altra. Per questo ha sbagliato a schierare a San Sebastian ben sei giocatori che non erano partiti titolari nella precedente sfida contro il Milan, stravolgendo la squadra nell’esordio in Champions League in una gara insidiosa, pareggiata con grande affanno. Un altro errore, passato sotto silenzio, lo ha commesso nella successiva trasferta a Empoli quando ha esaurito i cinque cambi a 14’ dalla fine, lasciando la squadra con un uomo in meno quando è uscito per infortunio Arnautovic, rischiando così di subire il pareggio.

    Senza l’attaccante austriaco, sarà più difficile far riposare Lautaro, decisivo con la sua rete dell’1-1 a San Sebastian, ma senza gol nelle ultime tre gare di campionato, derby compreso. E infatti Lautaro è rimasto in campo fino alla fine contro il Sassuolo, mentre nel momento di maggiore difficoltà i quattro cambi contemporanei con De Vrij, Frattesi, Carlos Augusto e Sanchez, al posto di Bastoni, Mkhitaryan, Dimarco e Thuram, hanno stravolto la squadra, creando soltanto confusione. Senza dimenticare la ricaduta dell’errore già commesso a Empoli, con l’aggravante che stavolta l’Inter doveva rimontare quando Klaassen, tra l’altro al debutto, ha sostituito Calhanoglu esponendo l’Inter al rischio di giocare con un uomo in meno, in caso di infortuni, negli ultimi undici minuti. Sembrano dettagli ma in realtà sono segnali da non sottovalutare, perché è vero che con cinque sostituzioni le grandi squadre sono favorite, ma è anche vero che le partite e i campionati si vincono grazie al turnover e alle scelte degli allenatori. E siccome Inzaghi ha tutto per far volare l’Inter, non deve essere lui a frenarla proprio nell’anno migliore.

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