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Inzaghi: 'Ecco come ho battuto la Juve, Pirlo stia tranquillo. Agnelli un gran signore: è venuto negli spogliatoi e...'
Pippo Inzaghi se la gode. Domenica è arrivata un successo pesante, storica: vincendo a Torino, il suo Benevento si è iscritto al circolo esclusivo delle 13 squadre capaci di espugnare lo Stadium. E oggi il tecnico della Strega si racconta al Corriere della Sera: "Venivamo da un momento difficile, ho cercato di dare fiducia e serenità. Ci sono riuscito con i dati di fatto, i numeri. Ho chiesto: se in B abbiamo stabilito otto record, perché non dobbiamo credere nell’impresa?. La mente nel calcio conta tanto, ho lavorato su quella. Pensavo di mostrare le immagini di qualche grande partita giocata all’andata, poi me le sono tenute da parte per la prossima volta".
LE CHIAVI DEL SUCCCESSO - "Non mi va di fare il fenomeno, il nostro è un mestiere strano: se vinci sei un genio, se perdi non capisci niente. Ho deciso di difendere a tre perché non avevo terzini, e allora ho messo Improta e Foulon come quinti di centrocampo. E mi sono permesso due centravanti perché se ci fossimo abbassati troppo, non avremmo resistito a lungo. Compatti, corti, ma propositivi".
SULLA VITTORIA - "Credevo che potessimo fare bene. Sia chiaro, avrei firmato per il pareggio: i giocatori sono andati oltre la mia immaginazione. Sono felice soprattutto per loro, ricorderanno per sempre di avere battuto Ronaldo. Prima della partita lo hanno premiato per i suoi 770 gol, ho ripensato ai 316 che ho segnato io in carriera: mi sembravano tanti, ma di fronte a lui...".
SUI COMPLIMENTI - "Mi ha fatto particolarmente piacere l’elogio di Andrea Agnelli. È venuto negli spogliatoi dopo la partita, mi hanno chiamato mentre ero sotto la doccia. Voleva salutarmi e complimentarsi, lo conosco da una vita ma mi metto nei suoi panni, dopo avere perso con il Benevento magari hai voglia di andartene subito dallo stadio, di chiuderti da qualche parte. È stato un gran signore".
SU PIRLO - "Se gli ho parlato? Sì, sono stato un po’ con lui. Non ha bisogno dei miei consigli, comunque gli ho detto di stare tranquillo perché sono passato anch’io da momenti difficili. Il nostro mestiere è così, devi farti scivolare addosso le critiche. Se al Real discutono Zidane che ha vinto tre Champions, e se al Liverpool criticano Klopp, allora va bene tutto".
SUL FUTURO DEGLI INZAGHI - "Di Simone non so, anche se fatico a vederlo lontano dalla sua Lazio. Quanto a me, penso solo a questo nostro scudetto che dobbiamo vincere con il Benevento: la salvezza. Poi parleremo, ma qui sto benissimo. Mi mancava un’esperienza al Sud, il calore della gente è pazzesco. E io mi nutro di questo".
LE CHIAVI DEL SUCCCESSO - "Non mi va di fare il fenomeno, il nostro è un mestiere strano: se vinci sei un genio, se perdi non capisci niente. Ho deciso di difendere a tre perché non avevo terzini, e allora ho messo Improta e Foulon come quinti di centrocampo. E mi sono permesso due centravanti perché se ci fossimo abbassati troppo, non avremmo resistito a lungo. Compatti, corti, ma propositivi".
SULLA VITTORIA - "Credevo che potessimo fare bene. Sia chiaro, avrei firmato per il pareggio: i giocatori sono andati oltre la mia immaginazione. Sono felice soprattutto per loro, ricorderanno per sempre di avere battuto Ronaldo. Prima della partita lo hanno premiato per i suoi 770 gol, ho ripensato ai 316 che ho segnato io in carriera: mi sembravano tanti, ma di fronte a lui...".
SUI COMPLIMENTI - "Mi ha fatto particolarmente piacere l’elogio di Andrea Agnelli. È venuto negli spogliatoi dopo la partita, mi hanno chiamato mentre ero sotto la doccia. Voleva salutarmi e complimentarsi, lo conosco da una vita ma mi metto nei suoi panni, dopo avere perso con il Benevento magari hai voglia di andartene subito dallo stadio, di chiuderti da qualche parte. È stato un gran signore".
SU PIRLO - "Se gli ho parlato? Sì, sono stato un po’ con lui. Non ha bisogno dei miei consigli, comunque gli ho detto di stare tranquillo perché sono passato anch’io da momenti difficili. Il nostro mestiere è così, devi farti scivolare addosso le critiche. Se al Real discutono Zidane che ha vinto tre Champions, e se al Liverpool criticano Klopp, allora va bene tutto".
SUL FUTURO DEGLI INZAGHI - "Di Simone non so, anche se fatico a vederlo lontano dalla sua Lazio. Quanto a me, penso solo a questo nostro scudetto che dobbiamo vincere con il Benevento: la salvezza. Poi parleremo, ma qui sto benissimo. Mi mancava un’esperienza al Sud, il calore della gente è pazzesco. E io mi nutro di questo".