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    Lazio, Inzaghi e la Repubblica dei bambini: ecco chi è Alessandro Murgia

    Lazio, Inzaghi e la Repubblica dei bambini: ecco chi è Alessandro Murgia

    • Luca Capriotti
    Ha cominciato a sognare insieme a loro, Alessandro Murgia. O a segnare. Insieme a Lombardi, in rete alla prima di campionato, classe ’95, insieme a Strakosha, due volte imbattute, altro classe ’95. Ha cominciato a sognare insieme a loro anche Alessandro Murgia, un anno di meno, un colpo di testa a battere Hart. Lo svincolo poetico che ogni tanto il calcio regala. Come se abbandonasse le autostrade del profitto per piccole stradine poco battute, che un tempo erano il pane quotidiano dei tifosi. Quelle piccole stradine che portano al prodotto interno, al Primavera che diventa titolare, al ragazzo cresciuto tra le tue stesse mura che diventa uomo con la maglia della Lazio.

    Le stradine di un calcio antico e dal sapore così forte ancora, per chi lo cerca disperatamente, portano ad Alessandro Murgia. Classe ’96, romano come Cataldi, ha raccolto la sua pesante eredità in Primavera. L’eredità di chi ha in sorte piedi buoni, in testa costanza, educazione. Nella Repubblica dei bambini che Inzaghi sta mettendo su non poteva rinunciare a Murgia. All’età di 12 anni arriva alla Lazio. Prima c’è il Colombo, la scuola calcio vicino ai marmi quadrati dell’Eur e al Tevere che scorre, sotto gli occhi vagamente industrial del Gazometro. Contro il Pescara Inzaghi gli regala la A, contro il Torino Murgia gli restituisce il sorriso, porta in vantaggio la Lazio che aveva trovato il pari, la convinzione, un po’ di sogno grazie alla prodezza da attaccante degli anni ’40 di Immobile. Chi è Alessandro Murgia?

    Inside Murgia, c'è una crescita esponenziale, dietro Murgia c'è un allenatore che lo tiene in forte considerazione, Simone Inzaghi. I due sono legati, fortemente. Alessandro Murgia è un ragazzo educato, timido, contraltare gentile della caciara generata da Cataldi e Keita. Che sono più grandi, più esuberanti. Murgia sorride sotto un taglio di capelli poco appariscente, il calcio in famiglia: la sorella ha portato in casa un altro calciatore, Bertolacci. Nel suo percorso giovanile spesso si aggira dietro le punte, e segna tanto, tantissimo Nel 2009/2010 sta fermo 3 mesi per un brutto infortunio. Fa 11 gol. L'anno dopo nei Giovanissimi elite ne fa 8, altri 8 nei giov. nazionali, 7 negli Allievi Elite, 10 negli Allievi Naz. In Primavera la sua crescita è costante, il suo impatto è forte quanto è forte il suo calcio e il suo sorriso.

    Contro il Torino l’angolo è alto, sarebbe troppo alto per lui, magari neppure è diretto dalle sue parti, è già entrato Djordjevic, che ha sicuramente più confidenza con le alte quote. Ma il calcio a volte prende strade piccole,quelle della predestinazione, quelle del racconto che sfiora il magico, il mythos. Per questo quando Locatelli fa esplodere il suo tiro contro la Juve il calcio italiano batte un colpo. E quando Murgia alza verso il cielo la sua maglia classe ’96 in elevazione, quando la sua maglia prende il volo, dimenticata dietro Obi, ecco un altro battito. La Primavera, la sua Repubblica di ragazzini regala ad Inzaghi un sorriso, e al calcio italiano un altro battito. Anche Murgia ha cominciato a sognare insieme a loro, poi la sua maglia all'improvviso prende il volo. 

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