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    Investimenti, burocrazia e ricavi: il piano di Gravina per salvare il calcio passa dagli stadi

    Investimenti, burocrazia e ricavi: il piano di Gravina per salvare il calcio passa dagli stadi

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    Gabriele Gravina vara il 'Project Fenice' ('Progetto Fenice') per salvare il calcio italiano. Così si chiama il documento inviato dalla Figc al governo Draghi la scorsa settimana, all'interno del quale sono indicate le richieste del mondo del pallone a livello di interventi pubblici: meno tasse per i calciatori, finanziamenti per 500 milioni, agevolazioni per settori giovanili e calcio femminile. Tra le questioni più cruciali c'è indubbiamente quella che riguarda gli stadi, vero e proprio tallone d'Achille per l'Italia.

    LA MORSA DELLA BUROCRAZIA - Nel documento, la Figc evidenzia come uno dei problemi principali per la realizzazione e lo sviluppo degli impianti risieda nell'iter burocratico del nostro Paese. Il confronto con il resto d'Europa, d'altronde, è impietoso: i tempi medi per ottenere l'autorizzazione ad erigere un nuovo impianto in  Italia variano dagli 8 ai 10 anni, quando nel resto del continente il dato si attesta a 2-3 anni. Non a caso, nell'ultimo decennio in Europa sono stati realizzati oltre 150 nuovi impianti per investimenti che sfiorano i 20 miliardi di euro. In Italia, invece, solo tre stadi sono stati inaugurati in questo periodo, quelli di Juventus, Udinese e Frosinone. Fondamentale quindi rivedere e snellire l'iter burocratico per l'avvio di nuovi progetti.

    INVESTIMENTI - Un altro dato importante risiede nel potenziale economico che l'Italia sta perdendo con la mancata realizzazione di nuovi impianti: investimenti che potrebbero superare i 4 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, creare oltre 25mila posti di lavoro e portare a un gettito fiscale di oltre 3 miliardi di euro. Numeri importanti, come lo sono le società che avevano iniziato a muoversi per un nuovo impianto salvo poi frenare per motivi diversi: Inter e Milan per un nuovo San Siro, il caos Roma e la Fiorentina. Altri club invece, come Atalanta, Bologna, Cagliari e in A, o anche Monza e Pisa, hanno optato per il rifacimento parziale o completo di impianti già esistenti.

    RICAVI - Il dato che però interessa più da vicino le società di calcio riguarda i ricavi. Quelli crollati nell'ultimo anno e mezzo causa pandemia (oltre un miliardo tra stadi, sponsor e plusvalenze, con soli 5 milioni di ristori). La costruzione di nuovi impianti, in questo senso, darebbe una spinta notevole almeno per quanto riguarda i ricavi da stadio, un fatto che si evince guardando l'evoluzione degli stessi nei principali club europei che hanno varato nuovi stadi. Dall'Inghilterra gli esempi per eccellenza, basta guardare i numeri dell'Arsenal dal suo addio ad Highbury nel 2006 per passare all'Emirates Stadium: sfogliando il rapporto finanziario dei Gunners del 2006/07, si nota come nel primo anno i ricavi da stadio fossero già raddoppiati raggiungendo quota 90 milioni di sterline, ma secondo un articolo di Forbes dal 2006 al 2016 questi sono cresciuti del 127%, portando i londinesi al quinto posto europeo per ricavi da stadio con oltre 109 milioni di euro, anche senza qualificazione alla Champions League. Non è da meno il Tottenham, che dall'aprile del 2019 gioca al New White Hart Lane, nato sulle ceneri del vecchio impianto demolito: nel 2020, con 14 partite giocate e 5 a porte chiuse causa Covid, i ricavi sono stati di 95 milioni di euro, oltre 30 in più dei ricavi dell'ultimo anno al vecchio White Hart Lane. Altro esempio virtuoso il Lione in Francia, che in quattro anni dal 2015 al 2019 ha visto i propri ricavi da stadio crescere del 281% (da 11 a 42). L'esempio più vicino, e che conferma quanto un nuovo stadio possa essere impattante sui conti dei club anche in Italia, arriva dalla Juventus: leggendo la relazione finanziaria 2011/12 dei bianconeri, si nota che nella prima stagione allo Stadium i ricavi sono aumentati da 11,6 a 31,8 milioni, passando dal 6,7% al 14,9 del fatturato complessivo; secondo l'analisi di Deloitte, inoltre, pre-Covid la Juve fatturava oltre 66 milioni annui per lo stadio. Numeri importanti e preziosi per il rilancio del movimento calcistico italiano, per questo gli stadi sono uno dei punti focali del progetto di Gravina: il futuro del calcio passa anche dallo sviluppo dei suoi impianti.

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