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Inutile prendersela con Tagliavento, la Roma è superiore all'Inter
Ammesso che abbiano ragione in entrambi i casi e non conservino la memoria corta per l’intervento dello stesso Eder, domenica scorsa, su Dzemaili (rigore netto), a Bologna, dovrebbero prima ammettere che la Roma è stata in tutto superiore all’Inter, che Spalletti è di gran lunga il migliore allenatore del nostro campionato (per me batte anche Allegri che, con il 4-2-3-1, è bravo e coraggioso la sua parte), che Pioli ha sbagliato le scelte e la disposizione in campo, che l’Inter non è matura per andare in Champions League.
Solo una volta stabilito tutto questo si può parlare dell’arbitro, non certo come del peggiore in campo. Tanto per essere chiari non ci possono essere dubbi di sorta nemmeno sul contatto tra Medel e Dzeko che ha portato al rigore finale di Perotti. Il bosniaco prende posizione su D’Ambrosio, difendendosi con il corpo e, poi, una volta in area di rigore, sposta la palla facendosi franare addosso Medel. Rigore solare su cui discutere non vale se non per fare comparazioni e speculazioni da alchimisti. Il calcio è sì il gioco di cui si discute di più, ma un minimo di onestà intellettuale è richiesta anche nei più sgangherati bar dello sport di questo Paese: la Roma è più forte dell’Inter ed è giusto che si giochi tutte le sue chances al cospetto della Juve.
L’Inter per vincere sarebbe dovuta essere diversa: più corta, più precisa nei disimpegni e nei passaggi, più creativa tra le linee vista la contemporanea presenza di due trequartisti (Brozovic e Joao Mario), più attenta alle imboscate di Nainggolan, l’autentico mattatore di serata (due gol splendidi e una partita di strappi e rattoppi).
Ho sentito lodare la prestazione di Gagliardini e di Medel. Pur rispettando e cercando di comprendere le valutazioni altrui, non posso non rilevare che sul primo gol del belga (12’), Medel è uscito su Dzeko anzichè temporeggiare. Così il suo movimento ha generato spazio per l’inserimento di Nainggolan, perso anche da Gagliardini. Non voglio elevare un capo d’imputazione ai due interisti. Solo precisare che anche dalla loro omissione è scaturito il primo vantaggio della Roma. Nainggolan è bravissimo a battere in porta a giro, ma non fargli partire la conclusione sarebbe stato fondamentale.
L’Inter ha avuto subito un’occasione con Joao Mario (deviazione in angolo), ma poi si è impaniata nella riconquista della palla, perdendo quasi tutti i contrasti e limitando quasi del tutto le incursioni in area avversaria. Così è stata la Roma a ripartire con Salah (per la verità poco ispirato) e Dzeko. Il bosniaco (35’) è entrato in area portandosi il pallone sul sinistro e concludendo in controtempo. Splendido Handanovic a deviare un tiro che sembrava destinato all’angolo.
Anche nel secondo tempo, dopo un avvio che sembrava promettente per i nerazzurri (deviazione in tuffo di Bruno Peres su conclusione ravvicinata di Perisic), la Roma ha fatto scattare contropiede e ripartenze con frequenza. Nell’azione del raddoppio (11’, ancora Nainggolan) ho detto di una possibile spinta del belga su Gagliardini. Fatto sta che Nainggolan riesce ad andare da un’area all’altra senza quasi trovare opposizione. L’unica (e ultima) è di Medel che tenta di pararglisi davanti quando ormai è tardi perché Salah, con un movimento ad incrociare, gli ha portato via Murillo e creato lo spazio da dove concludere.
L’Inter non ha fatto in tempo a rientrare in partita. Al 36’ ha segnato Icardi (assist di Perisic con Rudiger che si perde il capitano interista) e al 38’ Tagliavento ha dato il rigore alla Roma. E’ vero che si tratta del dodicesimo in campionato, ma questo c’era tutto. Perotti, sostituto di Salah, ha trasformato dopo la solita “passeggiata” con gli occhi sul portiere. E la Roma è tornata a meno 7 dalla Juve. Tanto, non un abisso. Soprattutto per una squadra in cui tutto funziona.