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De Fanti, ex ds Sunderland: 'Serie A superata. Wickham il nuovo Ibra'
Un bilancio dell'esperienza da direttore sportivo al Sunderland, situazioni positive e, se ci sono, negative.
Sicuramente le cose positive sono nettamente superiori a quelle negative, perchè lavorare quasi un anno, prima da consulente, poi da direttore sportivo, in Premier League è stata un esperienza incredibile, sia a livello personale che professionale. Il club ha conseguito risultati importanti: il 14° posto, dopo che l'anno prima era arrivato 17°, insieme alla finale di FA Cup dopo 22 anni, persa in finale contro il Manchester City, hanno fatto sì che questa sia stata una delle migliori stagioni della storia del Sunderland, ricamata anche da vittorie storiche come quelle allo Stamford Bridge, rompendo il record di imbattibilità di Mourinho in casa, e all'Old Trafford, dopo più di 40 anni. Se ci aggiungi anche che è stata la seconda squadra ad aver speso di meno in tutta la Premier League direi che è stata un' esperienza assolutamente positiva. Per quanto riguarda le esperienze negative, diciamo che esiste un concetto consolidato di sfiducia verso la figura del direttore sportivo, a cui non riescono a dare ancora una collocazione precisa all'interno di un club visto che è un ruolo "misto", che abbraccia alcuni compiti che in Inghilterra appartengono di fatto al Chief Executive, al Manager, al Board, e al Technical director. Tant'è vero che i direttori sportivi in Premier si contano sulle dita di una mano.
Le differenze più importanti che ha riscontrato tra Premier League e Serie A.
Ce ne sono tante, è veramente un altro mondo, sportivamente parlando. Dal punto di vista tecnico è un calcio nettamente più veloce, più intenso, più forte fisicamente, dove la tattica conta solo sino ad un certo punto. Nella Premier League, non dimentichiamocelo, giocano campioni che in qualsiasi momento possono risolvere la partita. Di conseguenza è un calcio dove lo spazio lasciato alle individualità è nettamente superiore rispetto al nostro. Dal punto di vista organizzativo poi non sussiste paragone: stadi bellissimi, sicuri, confortevoli, sempre pieni anche in Championship; le facilities (strutture) sono di livello assoluto, non solo nei grandi club. La differenza sostanziale la si nota soprattutto osservando la partecipazione del pubblico allo stadio nei club medi: in Italia vanno in 10000, se ci arrivano, a Sunderland spesso eravamo sopra i 40000 spettatori. In più hanno una Federazione forte, che fa rispettare le regole e non fa figli e figliastri. E questo è evidenziato da una spartizione dei diritti televisivi molto più equa rispetto alla nostra, fattore che rende la Premier League molto più competitiva rispetto alla nostra serie A.
Giaccherini, Mannone, Borini, Dossena: due parole per definire ognuno di loro.
Mannone e Borini sono stati premiati come miglior giocatore e miglior giovane del Sunderland della stagione, quindi non dovrei aggiungere altro. Vito è stato determinante in molte gare importanti, vedi Everton e la semifinale di Coppa, ed ha ancora margini di miglioramento, aveva bisogno solo di continuità. Fabio ha confermato di essere un giocatore da grande club, da noi è stato solo di passaggio. Giaccherini ha disputato una buona stagione, con 5 gol e 5 assist, forse ha pagato scotto nella diversa fisicità rispetto alla serie A; quest'anno avendo un anno di Premier alle spalle sicuramente farà anche meglio. Teniamo conto anche che Fabio e Vito sono "homegrown", ovvero cresciuti nel settore giovanile inglese, e non avevano bisogno di acclimatarsi. Andrea ha avuto qualche problemino fisico di troppo, ma ha disputato gare brillanti come il derby in casa e a Cardiff, fondamentali per la salvezza del club.
Differenza nella gestione dei giovani tra Inghilterra e Italia, visto anche l'ultimo Mondiale, deludente per entrambe.
Le differenze non sono solo nei numeri ma soprattutto nella mentalità. "Good enough, old enough", cioè "se hai le qualità per giocare, hai anche l'età giusta per giocare", è una frase emblematica che sottolinea in maniera fondamentale il differente approccio verso i giovani. Loro il giovane non lo"gestiscono", se ha le qualità lo fanno giocare. I loro allenatori hanno più coraggio dei nostri, che spesso si giustificano con frasi del tipo "non è pronto tatticamente". In Inghilterra, ventenni o poco più come Sterling, Flanagan, Sturridge sono titolari nel Liverpool; Rooney e Cristiano Ronaldo erano titolari dello United a 17 e 18 anni. E stiamo parlando di due club a livello mondiale. Tra l'altro l'Inghilterra ha appena vinto l'Europeo under 17, i nostri sono ancora lontani.
Un suo giudizio su Connor Wickham
E' un giocatore delle potenzialità incredibili. E' un Ibrahimovic in pectore: grandissimi mezzi tecnici, struttura fisica imponente; dispone di forza e cambio passo. Gli manca ancora la cattiveria giusta per essere performante ad alto livello in maniera costante. Ma ha 21 anni ed ha disputato un finale di stagione splendido, non solo come gol ma anche a come spirito di sacrificio. Se colma questo gap di "rabbia agonistica" Connor è destinato ad essere il centravanti dell'Inghilterra per i prossimi 10 anni.
Bilancio dell'esperienza da intermediario per l'acquisto del Leyton Orient da parte del signor Becchetti, imprenditore in passato accostato al Bologna. Francesco Becchetti mi è stato presentato dall'amico Gian Paolo Montali, il quale aveva lavorato con Francesco nella pallavolo. Abbiamo avuto in precedenza appuntamenti con Reading e Birmingham, ma poi giustamente Francesco ha optato per una squadra che fosse sana, senza debiti, e che fosse a Londra come il Leyton Orient. Londra è un palcoscenico diverso. Sono sicuro che Francesco riuscirà a dare grandi soddisfazioni ai suoi tifosi avendo già avuto esperienze vincenti nello sport. Gli faccio un grandissimo in bocca al lupo!