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Inter, Zanetti: "Il Var aiuta, ma bisogna vedere come viene utilizzato e interpretato"
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L'ARRIVO IN ITALIA - “Si parte con un sogno da bambino, giocavo in un quartiere molto umile in Argentina dove sognavo di poter diventare un calciatore professionista. Il tempo mi ha regalato la possibilità di realizzare questi sogni. Questo legame con l'Italia da bambino non lo conoscevo, ma crescendo sono arrivato qui e oggi l'Italia è il mio Paese. La famiglia Moratti ha creduto in me quando ero sconosciuto. Arrivai con Rambert, che era capocannoniere del campionato argentino. Arrivare in Italia fu una grandissima opportunità, mi sono innamorato dell'Inter e del Paese. Ho tre figli italiani e sono orgoglioso di questo”.
IL PRIMO IDOLO E I CAMPIONI - “Ho avuto la fortuna di giocare con grandissimi campioni. Il mio idolo d'infanzia era Ricardo Bochini. Lui ha giocato solo nell'Independiente e io ho fatto più o meno lo stesso percorso all'Inter. Ho giocato con Ronaldo che era straordinario per potenza, dribbling, personalità. Con Messi, di cui ricordo i primi passi in nazionale e si vedeva già che era speciale. Con Baggio che è anche una grandissima persona e mi ha insegnato tanto, anche lui ha dovuto superare grandi difficoltà. Maradona è il mito con cui siamo cresciuti tutti noi argentini. Quel che ha fatto in campo rappresenta il calcio. Ho anche affrontato campioni, come Zidane, Ronaldinho, Maldini, per me una persona molto importante anche umanamente perché ci siamo affrontati in tantissimi derby e il lato umano resta la cosa più importante. Aver condiviso questi momenti con loro è stato molto importante”.
L'ALLENATORE PREFERITO - “Da tutti gli allenatori si impara qualcosa. Se devo dirne uno dico Bielsa perché ha tratto da me il 100% che potevo dare. Una persona che mi ha insegnato tantissimo in nazionale. Quando sei giovane è una fortuna averlo perché ti insegna tantissimo”.
IL RUOLO DI CAPITANO - “Il capitano di una squadra deve essere un esempio. Deve parlare poco e fare tanti fatti. Deve parlare quando è importante intervenire e deve dimostrare la linea da seguire. Devi essere sempre una risorsa per i compagni in ogni momento, quando va bene e quando va male”.
IL RAPPORTO CON SIMEONE - “Con Simeone il rapporto è continuato nel tempo, siamo amici. È un grande sportivo e lo sta dimostrando nel club che ama. Sta facendo una grandissima carriera e ha meritato tutto”.
LA PARTITA PIU' EMOZIONANTE - “Ho tanti ricordi, tante vittorie e trofei alzati insieme ai compagni. La mia ultima partita è l'emozione più grande. Un San Siro strapieno per salutarmi, durante e dopo la partita mi è passato per la mente e per il cuore tutto quello che ho dato all'Inter e che l'Inter mi ha dato. Rimarrà sempre un legame molto grande”.
I TIFOSI - “La cosa più bella che mi è capitata in carriera e che noto anche adesso è l'essere rispettato da tutti i tifosi, non solo interisti. Vedo riconoscenza per come mi sono comportato dentro e fuori dal campo”.
L'ESORDIO CON L'INTER - “La mia prima partita con l'Inter con 80mila persone era un sogno. Iniziare questo percorso in un Paese diverso e dimostrare che potevo essere pronto a giocare contro grandissimi campioni, non lo dimenticherò mai”.
I RIMPIANTI - “Credo che quando uno dà tutto non rimangono rimpianti. Io ho dato tutto per l'Inter e il calcio”.
IL VAR - “Il Var aiuta, ma bisogna vedere come viene utilizzato e interpretato ma è uno strumento che può aiutare gli arbitri a migliorare”.
I RIVALI PIU' FORTI - “Il Barcellona che abbiamo battuto in semifinale di Champions nel 2010 è stata la squadra più forte mai affrontata. Aveva un grandissimo allenatore, tanti campioni, era difficile da battere”.
LAUTARO MARTINEZ - “Sentii una sua intervista dopo aver fatto una tripletta e lui diceva che anche con i tre gol fatti non era contento della sua prestazione. Capii che poteva essere un giocatore giusto per l'Inter. Quando prendi un giovane devi pensare a cosa ti può dare nel tempo”.
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Commenti
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Il presidente dell’Inter a cena con Gravina e i legali Figc. È una novità!!??