Inter: società colpevole quanto Gasp
Quando le cose vanno male, è sempre l'allenatore a pagare per primo. E' una delle leggi del calcio che resiste da sempre, con qualche eccezione, poche di queste in Italia. I risultati contano più di ogni cosa, lo sa bene anche Gasperini, che dopo tre sconfitte in tre partite, sembra avere le ore contate. O fa bene contro la Roma o da domenica non sarà più l'allenatore dell'Inter. Dopo la deludente e criticata prova di Palermo, l'ex tecnico del Genoa per rimanere a galla si è piegato alla volontà di Moratti, optando per la difesa a 4 e scegliendo Pazzini titolare. Ma non è servito, complice anche una buona dose di sfortuna, per evitare una bruciante e storica sconfitta contro il modesto Trabzonspor.
A fine partita Gasperini era deluso, e non solo per l'andamento del match. Ha capito di essere un dead man walking, in balia di se stesso. La società che l'ha scelto e che sulla carta ha il dovere di proteggerlo lo attacca pubblicamente, gettando alcool su fuoco. Prima le dichiarazioni di Moratti contro la difesa a tre (un marchio da fabbrica di Gasp) e pro Pazzini, ieri lo sfogo di Paolillo che di fatto ha lanciato l'ultimatum: "Non possiamo permetterci il rodaggio. E' l'allenatore che deve decidere e intervenire" ha dichiarato alla stampa l'ad nerazzurro. Sicuramente ha deciso qualcuno al suo posto, per quanto riguarda il mercato. L'ex tecnico del Genoa voleva Palacio, ha avuto Zarate, ha perso Eto'o quando era convinto della cessione di Sneijder. Senza dimenticare i mancati rinforzi in difesa e centrocampo, promessi e mai arrivati. Se l'Inter vive questa situazione, forse la colpa non è tutta di Gasperini.