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Inter Scudetto - Ha rischiato la fine di Lippi, ma Conte ce l'ha fatta: adesso è nel cuore degli interisti
“NOI NON SIAMO LA JUVE” - Arrivare all’Inter era un rischio altissimo, chi prima di lui si incamminato sullo stesso percorso ha fallito. Ricordate Lippi e il famoso “Volevi carta bianca? Eccola”, lo striscione che i tifosi nerazzurri lasciarono in Pinetina, seguito da infiniti rotoli di carta igienica. Lamentavano l’arroganza del tecnico, che a Moratti aveva chiesto di poter dettare legge in materia di mercato. Ma anche il trattamento riservato a Roberto Baggio. Anche Conte era stato accolto male dalla Curva, che in un messaggio a lui rivolto scriveva: “Noi non siamo la Juve, per noi vincere non è l’unica cosa che conta”. E che si concludeva così: “Buon lavoro mister Conte, con l’augurio di dimostrarci presto di esser all’altezza dell’Inter perché… Noi non siamo la Juve“.
BASI PER IL FUTURO - È servito tutto il lavoro diplomatico di Oriali e di Zanetti, per stemperare le tensioni e consentire a Conte di lavorare con serenità. Hanno garantito per Conte e mediato con la Curva. Conte li ha ripagati con il diciannovesimo scudetto della storia, ma anche con qualcosa che forse vale ancora di più: il tecnico nerazzurro ha fatto un lavoro enorme, ha creato spirito identitario e cultura del lavoro. Predisposizione al sacrificio e piena dedizione alla causa. Ha elevato il valore di tutti e preparato l’Inter al futuro. Lo sa bene Zhang, che proprio per questo motivo ha ingoiato ben volentieri qualche frecciata che Conte aveva riservato alla proprietà. Conte è questo e così va preso, ma con la consapevolezza che il suo lavoro paga: “Non era facile entrare nel cuore degli interisti”, ha detto dopo il successo contro il Crotone. Ma ce l’ha fatta, ovviamente a modo suo. Con la dignità di chi lavora senza soste. Il diciannovesimo scudetto dell’Inter è quello della costanza. Complimenti a Conte.